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mercoledì 13 dicembre 2017

#parolespresse

Amici tutti,  e se per Natale -o per una qualsiasi ricorrenza per cui avete voglia di dedicare un pensiero speciale ad adulti e bambini- regalaste una poesia, un racconto, un aforisma personalizzato, un biglietto inaspettato non prestampato o qualche rima ad hoc? Non sarebbe forse molto più importante di qualsiasi regalo materiale possibile? Nulla è per sempre come le parole sentite. Questo per dirvi che se abbondate in #amore ma non troppo in parole, potrei aiutarvi con #parolespresse

Cos'è #parolespresse e cosa vuol dire? Espresse nel senso di "dette" o "scritte", in questo caso, e nel senso di "veloci", come un buon caffè.
Una vostra richiesta personalizzata sarà creata nel giro di poche ore e sarà unica ed irripetibile.
Un piccolo nuovissimo progetto il cui ricavato- tracciabile e certificato- sarà devoluto esclusivamente in beneficenza ogni mese ad una associazione diversa per fare arrivare il nostro aiuto ovunque. 


Se volete saperne di più scrivetemi in privato e vi darò tutti i dettagli necessari e risponderò ad ogni vostra domanda. Mi trovate su Facebook sotto il nome di Val Ki oppure sulla pagina FB di Aldilà dell'oltre ancora.

Grazie Amici 

https://www.youtube.com/watch?v=tI29WNLAYyk



domenica 12 novembre 2017

All'improvv...


Ci sono parole che vengono usate troppo spesso e perdono totalmente il loro potere comunicativo e quando le pronunci ecco che più nessuno le comprende appieno.

Ce ne sono migliaia. Una di queste è improvviso. All’improvviso.

- E all’improvviso mi sono accorta di aver lasciato il gas acceso e sono corsa a spegnerlo!-

- All’improvviso s’è annuvolato e ho deciso di rimanere a casa, a caldo.

- Improvvisamente mi ha detto che non aveva soldi nel portafoglio.

- E all’improvviso è venuto giù il diluvio.

- All’improvviso mi sono girata e ho visto il gattino col passerotto in bocca.

- Improvvisamente è calata la pressione arteriosa del paziente.

- All’improvviso ha avvertito una dolorosa fitta allo stomaco.

- E all’improvviso mi sono ritrovato circondato da tifosi invasati.

- E poi improvvisamente è diventato paonazzo ed è scoppiato a ridere.

Potrei andare avanti all’infinito ma credo di aver reso il concetto. 
Questa parola la usiamo per tutto, per tutti, in milioni di situazioni e nei contesti più disparati.

Se noi continuiamo ad utilizzare in modo così spropositato questa parola, accadrà inevitabilmente che quando chiunque ci dirà, o noi diremo : “ (...) all’improvviso se ne è andato, lasciando il vuoto (...)”, quell’ improvviso non custodirà affatto il valore potente ed il significato che deve avere ma vorrà dire tutto e nulla assumendo l’importanza limitata di un intercalare, che non è.
Se invece lo usassimo di meno e con più cura, nel momento in cui una persona scavata dal dolore ci confiderà : “ (...) da un giorno all’altro, all’improvviso io l’ho persa per sempre.” oppure quando noi stessi cercheremo di spiegare che “ (...) all’improvviso sono rimasta sola e non ho più saputo cosa fare né da dove ricominciare.”, “ (...) era tutta la mia vita e all’improvviso, il silenzio si è impadronito di queste quattro mura.”, allora sentiremo tutto il fardello reale di quella parola e comprenderemo il colossale, profondissimo intento che la accompagna.
Un qualcosa che accade all’improvviso. Un evento, ad esempio.
Come il tenero abituarsi all’anima di qualcuno che all’improvviso ci abbandona. Prima c’era, ora no. E non è stato un lento mutamento, no. E' stato improvviso, per l'appunto. Sconvolgente, fulminante, inaspettato, paralizzante.
Prima si era in due ora si è da soli. Soli. 
Prima le lenzuola erano stropicciate, ora all'improvviso solo la tua metà lo è. 
Prima tornavi a casa e sapevi che c'era lei ad attenderti poi all'improvviso il silenzio che l'aveva rimpiazzata ti spaccava i timpani.
Il tempo di meno di un istante. Quel frangente infinitesimale che svuota e lascia inermi.

Lo sentite lo smarrimento, ora?

giovedì 26 ottobre 2017

Nobel ai pendolari

Metro B. Conca D’oro.
Faccio il biglietto alla macchinetta, vado al tornello. Non passa. Il mio biglietto nuovo di zecca non viene accettato da nessun tornello. Nessuno.
Mi rivolgo ad uno sportello aperto, l'unico su 5. Non c'è manco l'ombra di un essere umano. Al microfono domando "c'è nessuno?". Il nulla. Si, il nulla come quello della Storia infinita. Il Nulla. Dopo 7 minuti circa si intravede un essere umano (neanche troppo umano, a dire il vero ma vabbè) che mastica una gomma con talmente tanta grazia che riesco a notare che non si è tolto le tonsille. Chiedo e mi fa " deve chiede a quello der tornello". Quello der tornello. Vado alla ricerca di "quello der tornello" ma ho il vuoto fisico e cerebrale attorno.
Eppure ecco che in un box buio intravedo una capoccia bassa dietro allo schermo di un pc acceso. Mi avvicino. Quello mi guarda e vi giuro che con gli occhi ha proprio detto "e mo tu che caxxo vuoi" quindi con fare gentile (benché se avessi potuto avrei già dato fuoco all'intera costruzione) mi avvicino al microfono e chiedo di aprire il tornello. Lui non capisce. Io ripeto. Lui non capisce. Io ripeto. Alla fine, dopo 3 minuti circa si decide a dirmi che il microfono è rotto. Lo capisco dal labiale. Immagino abbia l'accompagno quindi non me la prendo troppo. Stringo i denti. Vado alla porta del box. Mi aprirà per sentire cosa voglio, no? No. Non mi apre. Rimane al pc perché forse sta chattando con pisellinasexypussypussy80 ed io gli sto rompendo i coglioni. Capisco. Fatto sta che non apre. Comunichiamo a gesti. Incredibilmente capisce dopo buoni 8 minuti che deve alzare il suo dito indice, riabbassarlo sul pulsante, premere leggermente e come per magia il tornello si aprirà. È un'azione che richiede molta forza d'animo e lui mi fa pesare la sua fatica immonda con tutto l'astio del mondo. Lo lascio a pisellinasexypussypussy80 e vado finalmente in metro. Dai, il peggio è passato. Dopotutto ora posso godere della pulizia del vagone: accanto a me, a terra, un pannolino aperto sporco di cacca. Che tenerezza.

Esco dal lavoro. Mi reco alla metro come quando al liceo mi recavo alla lavagna durante l'interrogazione di matematica: stessa enfasi. Però penso “vabbè dai, dopotutto stai tornando a casa, la giornata volge al termine, non hai fretta e prendendo la metro salvi il pianeta!” -Dicono-. Bene. Non voglio soffermarmi sulla logica delle indicazioni all'interno della metro, suvvìa, non voglio rovinarvi la serata. Avrei curiosità di conoscere sicuramente gli architetti e gli ingegneri che hanno partorito sta genialata ma non fa niente, non siamo troppo polemici, orsù. Stiamo salvando il pianeta!
Sulla banchina non credo di aver mai visto così tante persone in vita mia tutte insieme. Tutte lì a salvare il pianeta. Neppure l'ombra di una benché minima vigilanza. Ammassati, accartocciati, impauriti, diffidenti che io c'ho pure provato a spargere un paio di sorrisi. Meglio evitare. Da agorafobica e portatrice non-sana di panico faccio un bel respiro ( che per poco non vomito...) e mi dico "dai, ce la fai!". Me catapulto nella folla che manco ‘no stage diving. Eppure sento strani movimenti dietro di me e penso "il solito maniaco che si struscia. ..ora mi giro e via di gomitata in faccia". Invece no! Sempre a pensare male, voi! Una simpatica bambina che fruga nella mia busta. "Bimba" -le dico- "Non c'è bisogno che rubi. Se vuoi un grissino te lo do" e lei "fanculo stronza" e se ne va. Comprendo la delusione: pensava di trovare cellulare e portafogli. E mo che gli racconta ai genitori? "Mamma, papà, ho beccato l'unica poveraccia che se porta i grissini a lavoro, 'n potete capì che sfiga. Na giornataccia. Speriamo mejo domani, che ve devo dì...".
Uh toh, arriva il carro bestiame! Si torna a casa! No. Non si aprono le porte tanto è pieno. Riparte. Uh toh! arriva il secondo! Si va a casa! No. Non si apre neppure il secondo. La gente batte sui vetri e penso che la numerazione dei mondi - primo secondo e terzo- va rivista seriamente. Uh toh! Arriva il terzo carro bestiame! Si apre, la gente esce tipo blob ed io decido, dopo 3 carri e 40 minuti di attesa, di infilarmi tra aliti variopinti, gomiti nella milza, ascelle decisamente affaticate e oggetti non ben identificati che spingono da dietro puntualmente altezza natiche. Oh aspettate, mo vabbè che vabbè ma non scordiamoci che siamo tutti qui per salvare il pianeta, eh. La macchina non va presa. La macchina inquina. Salviamo il pianeta.
Tu no. Tu muori.
Di crepacuore, di puzza, di intestini pigri che si palesano silenziosi, di capocciate contro il box di quello der tornello ma sticazzi. Non importa di che muori ma muori. Il pianeta è salvo. Intanto gli schermi accesi in metro mandano a ruota pubblicità inutili col volume a palla quando credo che, se proprio vogliamo trovare un qualcosa di positivo, si potrebbe pensare ad un tipo di comunicazione diversa: una musica, delle immagini, un contenuto ad alto impatto, indicazioni per i turisti e per i romani. No, niente. Te devi vedé Jo Squillo alla sfilata di moda su t9 o la pubblicità degli assorbenti oppure il comune di Roma che scrive quanto sono fighi i suoi servizi al pubblico. Ma sti schermi non inquinano? Sono essenziali? Ma non siamo tutti qui per salvare il pianeta? Ma non si possono togliere? A cosa servono? A rincoglionirti. Ecco a cosa servono. Torni dal lavoro, sei distrutto, te fiondi nel blob e come 'n cojone te fissi a guardare la prima cosa che passano su quegli schermi, a ruota. Ipnotizzato vieni catturato da quelle immagini e tornando a casa ti ricorderai che dopotutto quasi quasi gli assorbenti te servono quindi passi a comprarli e magari stasera Jo Squillo te la vedi in tv perchè "un programma scemo mi serve per svuotare la testa" e dopotutto quella campagna del comune di Roma mi ricorda che è pur sempre 'na gran bella città....massiddaimachecefregacèdepeggio. E che te frega pure se sono passati 4 carri bestiame, dai. C’hai fretta? C’hai una vita?
Tanto nessuno farà mai niente quindi perché ti devi ribellare proprio tu? Aspettiamo l'artri, poi casomai ci uniamo a loro. Che poi è da vedé perché se c'ho la partita o il gfvip te dico fermate. A me un programma scemo me serve pe' svuotà la testa. La rivoluzione può aspettà.

#m5s
#evolevanofareleolimpiadiaroma
#svegliamoci
#uniamoci
#salviamolepersone
#salviamoci
#cosèlaciviltà
#cosèladignità
#unasolavitaunasolaoccasione
#toglieteilNobelaObamaedateloachiprendelametro

mercoledì 6 settembre 2017

Inaffidabile


C'è un aspetto diabolico indiscutibilmente sfuggito alla perfezione della Natura, nel momento in cui ha deciso di plasmarci.
Errore custodito in alcuni incontri surreali.
Due esseri viventi, che si incrociano per caso: non sanno nulla l'uno dell'altra, non si sono mai scrutati dentro, non vogliono neppure conoscersi, forse.
E poi c'è una sensazione netta: non potrebbe funzionare mai, un oceano di impedimenti, oscurità  imperscrutabili, un'inadattabilità lampante.
L'errore della Natura?: fregarsene.
Si, la Natura se ne frega. La Natura dei corpi sfugge al controllo di fatti oggettivi sapientemente governati dalla mente.
Ci sono incontri che schivano le leggi del giusto e lasciano che solo la materia parli. La carne, le vene, il sangue.
Siamo fatti di tutto ciò prima che del resto.
Perché ci sono esseri umani che semplicemente non sono fatti per non toccarsi, abbracciarsi, guardarsi, baciarsi, incollarsi, incastrarsi, fondersi, mescolarsi e che non hanno bisogno alcuno di parlare.
Questo è il loro comunicare.
Errore perfido e perverso poiché il risultato è un'anima in fiamme che brucia lo sterno, ricurva la schiena, scastra il cuore che precipita
 nelle viscere dello stomaco sgualcito, comprime la gola in spasmi inarticolati, raschia i centri nervosi. Il desiderio primitivo di possedere senza il pensiero di un domani, senza leggi, morale o etica.
L'essere calamite ci coglie impreparati e ridicoli in preda a emozioni falsate e più grandi di quelle che il cuore si potrebbe mai permettere. 
Alla Natura è sfuggito il potere della chimica: mistero inafferrabile che crea e arma che distrugge spietatamente.

La Natura è inaffidabile.



giovedì 13 luglio 2017

Fatte 'n là

A Casanova j'ho dato il benservito
ha visto come te corteggio e s'è ammutolito.
Se credeva d'avecce il primato
poi m'ha osservato e l'orgoglio je s'è accartocciato.
- Chi sei tu per rubarmi il mestiere?-
- So' 'na Donna, me rattrista dovette da' 'sto dispiacere-
- Come osi! Tu sei preda e non cacciatore!-
- Non t'agità, vecchio ammaliatore. Sento le labbra tremare e tra le gambe un forte calore,
voglio che del mio godimento lui sia l'ambasciatore.
Fatti da parte, vecchia maschera perdente: della tua fine sei oramai cosciente.
Tranquillo, sarò discreta: il tuo capolinea rimarrà cosa tra noi segreta.
Ciò che bramo è che lui mi plasmi come creta
tra i gemiti bagnati di due corpi infiammati.-

martedì 11 luglio 2017

Se

Se pulite una strada e state zitti possiamo essere amici. Se ve ne vantate no.
Se date soldi a chi ne ha bisogno e state zitti possiamo essere amici. Se ve ne vantate no.
Se aiutate una persona anziana o un disabile per strada o con la spesa e state zitti possiamo essere amici. Se ve ne vantate no.
Se portate vestiti giocattoli viveri o qualsiasi altra cosa utile a chi non ne ha e state zitti possiamo essere amici. Se ve ne vantate no.
Se portate una coperta in inverno ad una persona che dorme per strada e al suo fido cane e state zitti possiamo essere amici. Se ve ne vantate no.
Se evitate di dire cose tipo -ho un amico gay ed è simpaticissimo- (direste mai -ho un amico etero ed è simpaticissimo? No. Direste solo che avete un amico. Punto.) oppure - ho un'amica di colore ma è praticamente italiana...- (è il "ma" che mi toglie sangue al cervello) allora possiamo forse essere amici. Altrimenti no.
Se ai camerieri o ai commessi non italiani date del Lei come fossero italiani allora forse possiamo essere amici. Se date del tu come non lo dareste ad un italiano bianco allora non possiamo essere amici.
Se fate la spesa solidale e state zitti allora possiamo essere amici. Se ve ne vantate no.
Se lasciate il caffè sospeso e state zitti possiamo essere amici se ve ne vantate no.
Se spremete il tubetto del dentifricio da metà non possiamo essere amici. Se lo spremete dalla fine possiamo essere amici ma se ve ne vantate non possiamo esserlo.
Se mi dite che sono una persona fantastica senza conoscermi non possiamo essere amici. Se vi vantate di capire subito le persone non possiamo essere amici. Se vi prendete tutto il tempo che serve per apprezzarmi o odiarmi possiamo essere amici.
Se dite "non per vantarmi ma...." vi state vantando già. Non possiamo essere amici.
Se dite "posso dire una cosa senza che ti offendi" non possiamo essere amici, soprattutto per il congiuntivo sbagliato.
Se dite "voglio andare ad aiutare i bambini in Africa" e manco sapete chi è il vostro vicino di casa non possiamo essere amici.
Se non trovate mai il tempo se non per voi stessi non possiamo essere amici.
Se il 15 Novembre non mi fate gli auguri non possiamo essere amici.
Se non passate le giornate intere a lamentarvi, specialmente in mia presenza, possiamo essere amici.
Se subìte tutto ciò che vi accade senza alcuna reazione utile non possiamo essere amici.
Se non siete curiosi, ahimé, non possiamo proprio essere amici. Mi spiace. Non ce la posso fa'.
Se non ascoltate e straparlate....secondo voi? Esatto. Non possiamo essere amici.
...continua....

Curriculum Vitae

Innamoratevi del silenzio, non parlate a caso. Zitti 'n attimo.
Sono un'orsa, si.
Non amo la mondanità. Accettatelo.
Musica, internet, scrittura e quando si può un viaggio.
Notte fonda, alba, stelle, luna, pioggia fitta, un abbraccio.
Il mio cane.
La complicità di quei due legati da 40 anni.
La mia fotografia compulsiva.
Cibo buono ma non nei ristoranti a meno che non ci sia un solo tavolo per due.
Piedi scalzi.
Le vie di fuga.
L'anonimato.
Guidare per ore. Sola.
La sigaretta in balcone in estate alle 2 del mattino in infradito, meglio se infrasettimanale così nessun'altro è sveglio e affacciato.
Le cicale assordanti.
Le piantine in balcone.
Le magnolie giganti.
Un limone preso a morsi.
La panzanella.
Il tiramisù come dico io.
Zucchine e melanzane fritte. Da mamma.
La mozzarella di bufala.
Colazione la mattina d'estate in balcone all'ombra.
Una lettera a sorpresa nella buca della posta.
Una persona che torna a chiedere scusa.
Chi non supera il limite.
Chi ha da dire e da dare rimanendo invisibile.
Quando mi sdraio a fine giornata sul letto.
Chi un modo lo trova.

Chi non fa domande a colazione.
Un caffè caldo appena sveglia in inverno.
I pavoni e i fenicotteri rosa. L'airone e la fenice.
Le giostre calcinculo e lo zucchero filato.
La pannocchia calda salata e imburrata.
Amici pochi. Quelli di cui ho sempre voglia.
Basta.

lunedì 10 luglio 2017

8 Giugno

Esattamente un mese fa t'ho visto

e er còre mio ha detto "oddio no, non resisto".

Era 'na mattina de Giugno e me so' presentata senza alcun ritegno.

Faceva caldo e me ricordo quella tua maglietta sudata su cui me sarei abbeverata pe' pòi morì alcolizzata da tanto trasporto
e vojo vedé chi me darebbe torto.

Poi manco a fallo apposta
la sera ci siamo di nuovo abbracciati
sotto un cielo buio eravamo ancora incatenati.

Calamite strette con addosso li sguardi curiosi de stupide marionette che m'hanno messo fretta,
invidiosi da fa' fòri co' 'n colpo de baionetta.

Ma tutto er corpo mio urlava "aspetta!Fatte slaccià 'sta camicetta e fatte amà pe' 'n tempo senza lancetta.".

Ma non si poteva e t'ho lasciato andare
con la sensazione forte che a qualcosa di grande
ci saremmo potuti abbandonare
godendo come poche volte nella vita
d'una passione ai più bandita.

mercoledì 5 luglio 2017

Ci pensate mai a me?

"Ciao, scusa il disordine. Siediti sul letto. Devo parlarti"

"Con quella faccia? Sentiamo."

"Ascolta, così non può continuare..."

"No guarda ti blocco subito. Hai rotto le palle per settimane alla Pioggia ed ora metti in mezzo pure me? No, ora dimmi io che c'entro. Che t'ho fatto, ho forse saltato qualche nottata? Lei per mesi non c'è stata e posso capire ma io? Io ci sono sempre stato, puntuale, svizzero e preciso e sempre della stessa durata, equinozi a parte. Non sei il centro del mondo. Devi mettertelo in testa."

"Innanzitutto stai calmo e abbassa i toni. Non sono tua sorella."

" Ti risulta abbia una sorella?"

" Si fa per dire. Sono venuta qui con le migliori intenzioni e sai che ti ho sempre molto amato ed anche da piccola non mi hai mai fatto paura però sembra che ora sia tu ad aver paura di me e questo non va affatto bene."

"Già so dove vuoi arrivare. Non ho paura di nessuno. Casomai ne faccio io, ahimé. E' solo che mi annoio spesso e mi diverte essere un pò impertinente. Il tuo cervello contorto si presta moltissimo ai miei giochini sadici e mi chiedo, dopotutto "perché non approfittarne?".

"Buio, ascoltami. Fino a che c'è Luce, fosse anche solo quella fioca dell'abat-jour io e te ci scopriamo perfettamente compatibili. Appena vedi che dal letto il mio braccio s'allunga per quel maledetto click di fine giornata ecco che ti parte l'embolo e non ti riconosco più. Mi entri dal naso, dalla bocca e dalle orecchie e sfilacci i miei neuroni e alle sinapsi gli dai fuoco. Apri la botola e ci butti dentro pensieri, dubbi, ricordi, paure, ansie...manco fosse una discarica di indifferenziata. Esageri. Mi porti indietro nel tempo e poi avanti e appesantisci il presente e io chiudo gli occhi ma tu me li spalanchi e ci soffi dentro e mi fai male. Mi giro, mi rigiro, mi stiro, mi allungo, fisso il soffitto ma niente. Tu continui imperterrito e ridi di gusto. Ora spiegami perché con la Luce non ho questo rapporto e appena compari tu devo pensare di finire in psicanalisi forzata."

" Ti piace l'ansia? L'angoscia? L'essere solitaria? Il tuo panico? L'indipendenza intellettuale e fisica? Bene. Allora ti tieni anche tutto quello che queste scelte comportano."

" A me non piace nulla di ciò che hai elencato. Non mi vedi forse lottare tutte le notti? E comunque, Buio, io non ti ho chiesto di educarmi. Non è il tuo ruolo. Tu devi farmi dormire. Punto. Mi conosci da 33 anni e non mi pare proprio che io ti abbia mai giudicato quindi ti prego di non giudicare me e i miei difettacci orrendi: ci lavoro da una vita e quando c'è Luce riesco a tenere tutto sotto controllo, appena arrivi tu il caos totale e ormai lo so che lo fai apposta. Il primo giorno di scuola, l'ultimo, l'università, quello che potevo fare e non ho fatto, quello che vorrei fare ma non posso, chi vorrei essere, chi sono, le scelte sbagliate, i rancori, i rimorsi, i sensi di colpa improvvisi, le domande più assurde, i ricordi che non voglio ricordare, i momenti che non tornano, le persone che non tornano, il male subìto, i treni persi, le occasioni mancate. No dico: ti pare normale che appena io spengo l'abat-jour tu inizi i peggiori porno festini col mio encefalo? Ti sembra rispettoso? Ma poi perché proprio con me fai lo stronzo?"

" Perché non mi diverto con chi si addormenta subito. A me questo ruolo da balia sta stretto. Nessuno mi fa mai giocare. Ma non ci pensate mai a me? Massa di egoisti. Vi servo solo per il vostro ingrato sonno o peggio ancora per nascondervi dal mondo e da voi stessi."

"Non fare lo psicologo con me. Sei patetico. A me servi per dormire e sai che ne ho bisogno. Punto. Non ti ho fatto mai alcun torto, non mi sono mai approfittata di te ed ecco servito il ringraziamento. Mi costringi a dormire con la luce accesa o a prendere un sonnifero o a farmi una canna, che ne so..."

"Patetico io? Ma senti chi parla...una che per dormire pensa di lasciare la luce accesa o prendere un sonnifero o addirittura farsi una canna...ma i tuoi amici lo sanno che non te ne sei mai fatta una in tutta la tua vita? Che ridere, moriresti al primo tiro, fracica come sei. Ma fammi il piacere."

"Hai finito di prendermi in giro? Vedi come sei aggressivo e permaloso? Non basterebbe ammettere che hai sbagliato e che da oggi mi lascerai uno spiraglio di tregua?"

"Il problema rimane. Con la Luce avete tutti gli occhi aperti, la guardate, vivete le vostre giornate. Appena arrivo io gli occhi si chiudono, nessuno mi osserva, nessuno è vigile, faccio solo paura ai più e i bambni spesso piangono che neppure l'esorcista fa tanto rumore. Credi sia facile da sopportare? Certo, tu dormi...che ti importa. Ma io, io ne soffro. Io non so neppure di che colore sono le vostre iridi però conosco a memoria le vostre palpebre, sai che divertimento...non posso neppure giocare a farvi ombra col sole perché al mio arrivo anche il sole dorme. E guardate la Luna, certo. Lei la guardate vero? Lei si che è bella. Io do fastidio, lei no. Io mi diverto a spostare il lobo frontale, quello parietale, quello occipitale e pure quello temporale come pedine impazzite mentre la Luna, la vostra bella Luna statica è presente in tutte le posie d'amore e nelle canzoni, nei romanzi, nei baci della gente, nelle foto ricordo, negli occhi degli astronomi e nei disegni dei mocciosetti. Parli della tua solitudine senza mai aver considerato la mia. Parli del tuo sonno senza mai aver pensato che quando tu ti svegli io sto ancora lavorando in un'altra parte di mondo. Non riposo mai e la sola cosa che sai fare è lagnarti perché prima di lasciarti andare alle tue 7 o 8 ore mi permetto di attirare la tua attenzione scapigliando i peduncoli cerebrali. Eppure di albe insieme ce ne siamo viste tante. Lo hai già dimenticato? Tante volte hai aspettato che me ne andassi salutandomi con una sigaretta in finestra ed io ogni volta non me ne andavo a mani vuote ma ti consegnavo ai colori freddi dell'alba, i tuoi preferiti da sempre. Cos'è, non hai più il fisico?"

" Hai ragione. Se ne sono sempre tutti andati lasciando un gran vuoto. Anche la Luce, in effetti. Tu quando mi saluti lo fai in punta di piedi, lentamente e mi affidi all'alba e giuro che te ne sarò riconoscente a vita. Ora basta però. Non volevo farti piangere. Vieni qui, sdraiati. Stanotte non dormo, veglio io su di te. Accendo la luce. Tu puoi non badare al mio sonno ma riposarti, finalmente."

"Abbracciami. Ti prego. Sono così stanco."



martedì 27 giugno 2017

Prometto

Dunque, fermati per un attimo ed ascoltami, non ci siamo.
Io ti avevo chiesto il diluvio ma non mentre ero a lavoro.
Si, ho cercato riti magici, ho tentato di ballare a testa in giù ed ho cantato canzoni alla rovescia ma tu non sei stata particolarmente avveduta.
Ora, non vorrei sembrarti incontentabile ma io desideravo che tu detonassi in un altro momento, Natura, mi comprendi?
Ti spiego: se tu mandi all'aria un grande evento all'aperto, costringi la gente a ripararsi al chiuso, dove io mi trovo.
E tu sai bene che la calca è volgare.
Non posso tollerarla. Non rispetta mai lo spazio prossemico.
E' una folla tenace che non demorde ma si rifugia, invadendomi.
Inoltre, se posso permettermi, hai commesso un errore decisamente gravissimo, non da te.
Cos'è, eri forse soprappensiero?
Sei esplosa mentre mi trovavo lontana dalla mia cucciola.
Ma sul serio devo ricordarti ogni santissima volta che ha paura e ha bisogno di me quando ci sei te?
Quindi ricapitolando mi hai lasciata nella grossolana folla, lontana da lei.
Per carità, io ti sono immensamente riconoscente per l'ascolto e la tua presenza non nego mi abbia commossa ma ritenta, già da ora, se vuoi, fino a domani alle ore 16.
Rimembra: io devo essere a casa con la mia cucciola. Non chiedo molto altro. I balconi li ho già lavati.
Anzi, già che ci siamo, perdona la mia impudenza. Un'ultima cosa. Ma questa devo dirtela all'orecchio perché vale più della pioggia e se stavolta mi accontenti come si deve ti prometto qualcosa di grande: scegli tu.

domenica 25 giugno 2017

50

" 'St' aria calda me sta stretta
m' affaccio dal balcone, passateme 'na sigaretta.
Guardo 'na stella che me dice "lassa sta' "
je risponno "no, bella, non hai capito che te posso combinà".
" E' l'omo che corteggia e la donna casomai assaggia!"
"Mo basta co' 'ste vecchie usanze, non lo senti? So' insipide come gelide pietanze
che quanno pensi d'essete riempito lo stomaco
ecco che invece nun hai manco assaporato er mejo afrodisiaco: l'attesa, il primo passo, l'immaginazione...altro che bon ton: questa è autentica eccitazione!"
"Stai a perde tempo, nu lo vedi quant'è impegnato?"
" Stella fatte' n là, ormai l'ho accerchiato. Prima o poi ce dovrà cascà e nell'occhi me dovrà guardà e allora lì, dà retta a me, co' 'no sguardo lo trafiggo e dalle cose brutte lo sottraggo.
Apro 'ste braccia e lo proteggo,
perché pe' quanto grosso anche lui c'avrà il suo abisso
e se pensi che 'sti 50 chili so' tutta anima e poca forza
staremo a vede', io t'avverto: con me nun se scherza."

mercoledì 14 giugno 2017

Il lancio


Da dietro quella finestra co' le sbarre
non so' io la prigioniera
ma quer muscolo che "lo senti 'sto tremore?"
L'hai scatenato tu, con 'no sguardo, 'n sorriso e 'n abbraccio de còre.
Le gambe che cedono pe' qualcuno che manco conosci
ma che de non desiderà proprio non riesci.
Decidi de corteggiallo perché lui è lazy ma mòri al pensiero che ce vorranno mesi.
Te basterebbe che te strignesse ar buio e avvolti dar silenzio, lo so, l'effetto sarebbe mejo de 'na tanica d'assenzio.
Te ce sei fissata su quelle labbra, eh!
Non te frega de nient'artro 
e te basterebbe sfioralle pe' fa' 'n sarto alto fino a toccà 'na stella
che poi magari vive meno de 'na farfalla
ma intanto, pe 'n attimo solamente
hai cacciato via i neuroni da quer disastro che c'hai nella mente
e te sei concessa d'abbandonatte
senza ave' più paura della notte.

venerdì 2 giugno 2017

Nec recisa recedit

Senza farvela tanto lunga e ingarbugliata.
Oggi Nina si sente così. 
-Così come?
-Così.
-Si ma dimmi come.
-Che vuoi che ti dica. Così. Ti prego non sollecitarmi ulteriormente  perché il non saper dare voce al buio mi ricopre di vergogna. Ma poi, scusa, tu non ti senti mai così, di quei "così" che non possono essere parafrasati?"-

Nina scrive di getto ad un'amica senza entrare nel dettaglio. 
Come quando gonfi la ruota della bici e quando stacchi la pompa per rimmettere di corsa il tappino esce quel soffietto di aria improvviso. 
Oppure il palloncino che tieni tra le mani ché il tempo che fai il nodino è probabile che uno spiffero esca. Però rimane gonfio. Ecco, Nina rimane gonfia perché sgonfiarsi sarebbe forse un bene ma fa paura. 
-E se poi sto peggio?- si dice.
-E se poi faccio come il palloncino che lo lasci prima di aver fatto il nodino e vola impazzito per aria precipitando a terra vuoto, esamine e rugoso?- si domanda impaurita.
-Non voglio rischiare.-
-Si ma così non fai altro che accumulare polvere sotto al tappeto.-  le dicono.
-Si ma tu non sai cosa può succedermi se mi lascio andare. Tu non lo capisci. Posso sentirmi molto male. E' una vita che controllo le emozioni.-

Insomma ecco, Nina scrive impulsivamente che sta "così".
L'amica che le risponde la conosce da poco, la ama molto, questo lo sa. E' più grande di lei. E' una donna in gamba con una vita tosta che dal nulla, nel mezzo di un suo momento di svago le risponde :" Sei brava e responsabile e io ti amo. Tieni duro ché arriverà il momento del miele".

Questa risposta lascia Nina senza fiato.
La poesia e la dolcezza di cui aveva bisogno, per riprendere ossigeno, in una sola riga di poche parole.
Miele. Arriverà il momento del miele, dice.
Il miele. Se chiude gli occhi sente il sapore che istantaneamente rimette in ordine tutti i perché.
L'amica non fa domande, non vuole sapere, non indaga curiosamente. Non serve e lei lo sa.
Lei dice che arriverà il momento del miele e Nina  si commuove.

-Ma tu sei tutta d'un pezzo, forte, coraggiosa, divertentissima, comica, ironica, sincera, schietta, bella, intelligente, creativa, sveglia, una che sa il fatto suo, responsabile, affidabile, buona, generosa, altruista, profonda.
Come può, una donna come te, sentirsi così? Non ne ha motivo, non capisco.- le dicono sempre.

-Hai tutto- la frase che più odia.
-Non sembra affatto che tu stia "così".- la frase che più la scoraggia.

E Nina si chiede:" ma nessuno se ne accorge perchè sono molto brava a nasconderlo o perché la gente è tanto altrove?"- e puntualmente la risposta non arriva seppure ogni tanto le dicano che i suoi dolcissimi sorrisi profumano di malinconia e gli occhi brillino di una nostalgia insondabile.

- "Vedi, Nina cara, anche quando ridi, scherzi e sei sopra le righe tu rimani consapevole. Tu fai divertire gli altri perché è quello che vorresti per te. Tu ami senza tempo senza confini perché vuoi dare forma a ciò di cui hai bisogno. Tu regali sorrisi privi di giudizio perché sono quelli, i sorrisi che rincorri. Tu non scappi mai perché vuoi solo dimostrare che la paura può non esistere."- 

Anche questo le dicevano spesso.

Eppure non bastava. Non le bastava mai.
Nina era molto di aiuto agli altri. Ascoltava per ore le loro storie, si metteva facilmente nei loro panni e cercava di sopire con estremo tatto le anime più vibranti. Le sentiva, le assorbiva ed entravano a far parte di lei per qualche ora o qualche giorno, a volte per mesi o anni interi. Non se ne dissociava mai del tutto, le prendeva a cuore e lasciava che, come capelli appena lavati e non pettinati, si unissero in nodi indistricabili. Il momento del pettine lo temeva sempre molto, poi.

I suoi limiti li conoscevano solo le mura di casa. Fuori da lì era vita pura, intensa, memorabile ma vissuta con la fatica di chi non accetta i confini e vuole valicarli eppure talvolta inciampa sulla propria debolezza  e seppure la testardaggine sia tanta e riesca a rimetterla in piedi, il livido ormai c'è e si aggiunge agli altri. E così giorno dopo giorno e persino il cielo le sembrava più basso.
Voleva solo togliere le manette che sentiva cingerle i polsi, slegare le corde attorno al collo, recidere la cinghia che le univa le caviglie.
Per ora si accontentava di chiudere il reggiseno all'ultimo gancetto e sentire il torace libero.

Aveva dentro tanta di quella vita che neppure la più prepotente delle immaginazioni poteva intuire.
La quantità di amore di cui aveva bisogno le toglieva il sonno.

Ma l'odore della pelle di sua madre era come una bomba di certezze nello stomaco.
La mano del padre era lo scudo.
La sua solitudine era la sua ricarica, il riposo del guerriero che lottava contro il suo più grande nemico: sé stesso.
La perseveranza non le avrebbe mai permesso di desistere.

Nina era un colibrì che non temeva il ramo del baobab ma vi si avvicinava impavido, posandovisi sopra, beccando timidamente una goccia di miele lasciata da un'ape e volando
di nuovo via fino a sparire  tra i timori mai confessati, tra i desideri mai espressi.








martedì 2 maggio 2017

Lui.

Torni a casa stanca e un pochino sconsolata per tanti motivi che se ti ci metti a pensare si attorcigliano e si accapigliano e poi tocca chiamà le guardie e dai sù, non alziamo polveroni inutili.
Non senti le gambe né le braccia.
Ma come mai tanta debolezza? E se stessi male male? Devi farti controllare.
La testa scoppia perché "sei una persona splendida e solare!" ma dentro c'hai i neuroni che la gente che ne sa della fatica che fai a tenelli bbòni.
Non hai fame ma devi mangiare e devi ancora lavare i piatti del giorno prima e cucinare per la sera stessa e per il giorno dopo.
Frigo vuoto.
C'è una lavatrice da svuotare, i panni da stendere, altri panni da lavare.
Un sistemata a casa.
Qualche preoccupazione ben nascosta che non la vede nessuno perché nessuno la vuole vedere ma che ti che sbrindella lo stomaco.
Però poi vedi un vaso in vetro a forma di cuore, poggiato lì, in soggiorno con dentro fiori splendidi che non sai da dove provengano.
Prendi il vaso, lo porti al sole in balcone e scatti una bella foto.
Capisci che può essere stato lui e solo lui ad averteli fatti trovare in casa a sorpresa. Nessun altro lo farebbe.
Magia. Di nuovo sento le gambe e le braccia e penso che per la testa basterà un moment. Nulla di grave.
Poi mi dico che la lavatrice è noiosa e che quindi rimando e vammorìammazzato al senso di colpa.
I panni non si offenderanno.
A cena ci si arrangia: non morirò. Al limite le crocchette di Lucilla non fanno male, no?
Comunque fame ancora non ne ho ma quella tenerezza mi toglie gran parte della paura che sento a tratti e per un attimo è tutto più vivibile.
Grazie.

domenica 23 aprile 2017

Ad un luogo.

M' hai aspettata per anni in silenzio perchè
sapevi sarei stata io a trovarti.
Quando sono finalmente giunta alla tua porta mi hai guardata dapprincipio guardingo con grandi occhi interrogativi.
E poi da vicino. Molto vicino.
E quando anche io sono inciampata nelle tue pupille, credimi, lì ho pensato che quella fosse l'ultima volta in cui la mia vista avrebbe avuto un senso.
M' hai parlato e la tua voce non era voce ma musica ambigua eppur lieve, note miste frastagliate, sinfonie dai colori pastello e subito dopo accesi e sanguigni,
un vento lieve ma freschissimo, quando non te lo aspetti, il 17 di Agosto, o forse il 19 o il 21.
E ancora m'hai abbracciata e non sentivo più nulla attorno, neanche il tempo di un 3, 2, 1 e già mi avevi anestetizzata in ogni parte del corpo.
Poi m'hai presa per un braccio ed è stato un girare perpetuo di danza dimenticata.
Passi falsi ma perfetti in un volteggiare sconvolto da passione antica.
Non sentivo più le vertigini dell'immobilità.
M'hai baciata e quel sapore m'ha detto ogni cosa di me.
Anche ciò che non avrei voluto sapere o rievocare.
Mi hai costretta a quelle labbra, felice fossi finalmente inerme.
Non chiedetemi cosa ho, non domandatemi di quale droga m'abbia sfamata.
Ho un gran mal di mondo dentro,ora.
Non riesco a prender sonno.
Allora, ascoltate: facciamo che mi cambio, indosso quelle scarpe rotte e mi faccio almeno 7 chilometri di corsa ora, di notte, col gelo che taglia i capelli.
Avrò forse le idee molto meno screpolate e saprò spiegarvi cosa è accaduto.
Sospendete il giudizio per un secondo.
Un altro ballo turbinoso.
Disarmata, ancora una volta,
è così che voglio sentirmi, vi prego.
Di spalle al dirupo non ho più paura di cadere all'indietro.
Rincorretemi pure, se mi credete folle.
Quel sapore mi ha narrato la Libertà.

lunedì 17 aprile 2017

Ciao còre!

Vi racconto la mia splendida pasquetta 2017. 
Febbre da diversi giorni e fin qui nulla di nuovo. Dopotutto in seguito all'incontro con l'esorcista durante la festosissima vigilia di Natale mi aspettavo una Pasqua somigliante. 
Ma no, carissimi. Non è questo l'aspetto peggiore, che oltretutto è stato reso migliore dalla visione di una serie di film e documentari gustati in santissima pace e da una cheescake nutella e fragole cucinata da mia madre la quale vi prego di avvertire urgentemente che tra poco mi ricoverano per diabete fulminante.
Quindi ancora una volta no, non è la febbre e il mal di ossa/gola/testa, l'aspetto peggiore di questa festività che voi trascorrete su prati assolati, attorno a tavole imbandite, con amici e parenti, con cani e gatti, con cibo che rende felici solo alla vista inviando tanti di quei selfie che sembra qualcuno vi abbia detto che da domani scompariranno i cellulari dunque "scatenatevi oggi!".
No. Ebbene neppure questo è l'avvenimento più terrificante.
L'aspetto più grottesco è che stamattina io vengo svegliata all'alba da grida umane. Apro piano gli occhi certa di essere ancora protagonista di uno dei miei soliti sogni inenarrabili. Tuttavia ero uscita dal sogno. Quell'istante era ahimé reale. Con la capoccia ancora sotto le coperte, il naso chiuso e solo i capelli che fuoriescono a mò di piovra sul cuscino, realizzo che le urla provengono dal basso e dall'alto. Sono corali e confuse. Non distinguo le parole di un evidente litigio, anzi, di due evidenti litigi quindi mi adopero per bene e con una mossa degna del ninja più gagliardo faccio uscire da sotto la coperta solo l'orecchio destro.
Ora distinguo. Ora ricostruisco le storie.
Al piano di sopra.
Lui :" Ma ti pare? Dai, t'ho fatto l'ovetto! Amò io non c'ho nessun'altra, ti stai inventando tutto, sei paranoica, ma che stai a creà!? Ho solo te, smettila! Ma stai fuori?"
Lei:" Non è vero, sei un bugiardo! Proprio oggi che è festa! L'uovo non lo voglio, regalalo a quell'altra! Ti butto fuori di casa a te e alle uova di merda che oltretutto sai che non mangio la cioccolata, idiota!"
Lui:" Ma da quando non la mangi?"
Lei: " Da sempre, demente. Forse eri troppo concentrato sui gusti dell'amichetta! Sei come tua madre!"
Al piano di sotto.
Lui:" No, non mi dire che credi ai messaggi di Fulvio! Ma sta giocando, lo sai com'è fatto!!! Ma ti pare che vado con quelle per strada se ho te!"
Lei:" Cosa? Se hai me??? Ah perché io sarei come una di quelle???"
Lui: " Ma no m'è uscita male. Era per dire che non ho alcun bisogno. Tu mi dai tutto, anche a letto. Ci divertiamo un sacco, no?"
Lei: " Ci divertiamo? Cosa sono? Un oggetto???? Bella Pasqua di merda! Sei un imbecille senza speranza!"
Guardo il mio amore, lei guarda me poi rimette il musetto sotto il suo lembo di copertina rosa come a voler dire "seee, ciao còre!".
Come darle torto.
Io riporto dentro l'orecchio destro, richiudo piano gli occhi, ritrovo la mia posizione comoda tra le coperte soffici che profumano di bucato, sorrido e penso:
"che la Libertà sia lodata!"
Auguri a tutti i singles non pentiti.


lunedì 10 aprile 2017

Con soli 10 euro di benzina ed un'utilitaria.

Questa mattina la sveglia ha suonato nella Capitale d'Italia e mi sono svegliata adagio come sempre con la pressione a zero e le volontà confuse: ero nel mio mondo impenetrabile. Riprendendo pacatamente confidenza con la realtà umana e solo dopo aver baciato amabilmente questo curioso musetto che mi ama da 9 anni ho fatto colazione con indolenza disarmante, mi sono preparata come una bella 33enne che si gode il bel mezzo del cammin di sua vita ed una volta salita in macchina, con la spia della benzina ahimé già rossa, sono arrivata con la mia bionda preferita sino in Messico: foto in allegato come prova per voi, miscredenti.
Nel paese di Frida faceva molto caldo e l'ho incontrata: mia amata, adorata di cui tutto so. Ci eravamo date appuntamento. Ci siamo guardate a lungo e ci siamo fatte dei selfie ricordo. Dato il suo fascino aveva un pò di gente attorno per cui ho tolto il disturbo e sono andata via da casa sua, certa di ritrovarla a casa mia di lì a poco sulle pareti, tra i libri, nella calamita sul forno, sul ciondolo della catenina, sulla spilla della giacca, sul dipinto regalatomi da mio padre.
Ovunque tracce di lei...
Rapidamente a piedi, prima di raggiungere inaspettatamente il Marocco, con la bionda del mio cuor ho preso un caffè a Roma - poiché è certo che per il caffè si resta in Italia. Non si viaggia!- in una piazza affollata, assolata, antica, meravigliosa. Abbiamo visto un balcone che se la comandava prepotentemente e conteneva in sé tutta la vegetazione della città -foto in allegato per voi increduli-, camerieri caciaroni con la ridarella in pausa prima del pranzo per i turisti viziati e mal vestiti, vicoli tanto belli da lasciare la mente annebbiata, il giusto numero di persone a passeggiare e vampate di profumo di cibo romano.
Ci siamo poi salutate poiché lei aveva appuntamento nell'antica Roma a cui si giunge tramite una scalinata magica ed io, dalla strabiliante piazza romana volevo tornare nella mia abitazione per un breve riposino. Il caldo mi spossa.
Ed ecco che nel raggiungere la macchina mi ritrovo improvvisamente in Marocco, come accennavo poco fa. Non credevo ci fosse il Marocco dietro Via Giulia. Non potevo non fermarmi.
Valico il confine, non serve alcun documento: mi è bastato un "permesso, posso?". Che dogana gentile!
Dentro vi trovo angoli di eleganza israeliana, i colori vivi della Turchia e fantasia olandese. Che trambusto, quanti colori, che odori, che sapori, quanta luce, quanto incanto! Ero in visibilio. Ed è stato in Marocco che ho scattato una foto ricordo per un mio caro amico innamorato di questa terra profumata e misteriosa -foto in allegato per voi scettici- e dopo una buona mezz'ora ho pensato fosse giunta l'ora di tornare in Italia quindi sono uscita dal Marocco: piede destro, piede sinistro, piede destro e hop, eccomi in Italia, a Roma, di nuovo.
Entro in macchina e il calore mi teletrasporta nel Sahara. Amici, stavo per lasciarci la pelle: non ero vestita adeguatamente per le dune ma per fortuna in testa avevo un turbante francese in seta pregiata che teneva fresche le mie tempie. Ho visto l'asfalto evaporare ed i cammelli ringraziarmi per la precedenza alle rotatorie.
Sono pur sempre ancora alla ricerca del fenicottero rosa, della giostra calcinculo, del pavone rabbioso e dell'amore fatto uomo, che non sia mio padre.
Esisterà?



Io e Frida durante il nostro incontro, foto ricordo: lei splendidi fiori freschi sulla testa ed io un turbante a fascia in pregiata seta francese.
Devo ricordarmi di inviarle questa foto.
Il balcone romano che sembrava dire: "Qui comando io. Chiaro?"
Io in Marocco. Foto ricordo per un caro amico che ama questa terra preziosa e misteriosa.

martedì 4 aprile 2017

Fatela finita.

Ho visto un petto maschile depilato con peli in ricrescita speranzosa (si, perché loro spererebbero di non essere decapitati!) Di quei peluzzi piccoli e corti corti che pungono proprio assai, come ape sulla punta del naso mentre si dorme e si sogna un posto felice lontano mille miglia dal rasoio in mano ad un uomo che ancora non sa chi è e se ne compiace. Si, proprio peluzzi, di quelli intoccabili, inguardabili, intollerabili, illegali, ingiusti, inverosimili ed ignobili. 
Ho sentito cadermi a terra braccia gambe e occhi. 
Ho implorato, supplicato, domandato PERCHE'??????????
Ho sentito un fastidio esistenziale che mi ha bucato lo stomaco e ha spinto sullo sterno con conseguente dolore faringeo tracheale. Non so cosa ho detto.
Fatto sta che quella visione ha destato in me conato, brividi, sensazione di febbre improvvisa, vertigini, panico, bipolarismo fulminante, un accenno di schizofrenia, paura e obbrobrio, dubbi e angosce antiche, dilemmi inesplorati e certezze insostituibili.
Ora chiuderò gli occhi ed al mio 3 quel simil petto sarà di nuovo un normalissimo, comunissimo, anonimissimo, volgarissimo, villosissimo, virilissimo, selvaggissimo petto maschile e non una schiena di riccio.
Uno...due...tr.....noooooooo, le sopracciglia noooo!!!!!

domenica 26 marzo 2017

Tutto ha un senso anche senza valigia.

Stamattina presto da Roma sono partita per la Francia: destinazione una colazione in Provenza. No,no. Nulla a che vedere con la colazione di 4 anni fa, statene pur certi. Stavolta sono andata con chi mi ama pazzamente.
In tarda mattinata ho avuto voglia di ortodossia e mi sono recata in Russia, a Mosca. A piedi.
Ho pranzato in Italia, a Roma. Negli altri paesi mi viene il reflusso.
Dopo pranzo mi sono spostata verso il paese delle meraviglie, tipo quello di Alice che però non saprei bene dirvi in quale parte del mondo sia ed ho amabilmente chiacchierato con 3 amiche del trapassato remoto nella casa più piccola e più bella che io abbia mai visto, forse quella del bianconiglio: 12 mq di assoluto stile ed eleganza. In serata sono tornata in Italia, a Roma, dopo esser passata in uno studio di architettura decisamente onirico, nell'isola che non c'è. Il navigatore non prendeva bene quindi non potrei essere più precisa. Comunque la scovate ovunque, ammesso abbiate occhi per ammirarla.
Ho viaggiato moltissimo, oggi. Eppure devo ancora trovare la mia mongolfiera, il mio fenicottero, la mia giostra calcinculo fluttuante nel cielo ed il mio pavone vanitoso.
La notte la passo in Italia, a Roma in una casa fatta di vita che mi parla e mi fa ridere.
Abbraccio lei che mi guarda e poggia il muso tra il mio collo e la clavicola.
Penso "sto da Dio", mentre rimetto la giacca sulla stampella di legno.
Ora ditemi che non ci avete capito nulla ed io sarò felice come mai.




martedì 21 marzo 2017

Quinta ora

-Quinta ora-


Dedicata a chi, quando finalmente crede sia arrivato il suo turno, viene rimandato in fondo alla fila, come quei ragazzini a scuola nell'ora di educazione fisica che hanno atteso quei due secondi necessari ad una goffa capriola il tempo di altri 30 ragazzini avanti a sé e poi via di nuovo in fondo e si riparte.
Il tuo turno sarà di nuovo tra ancora 30 ragazzini, se tutto va come deve.
Ti posso solo consigliare di non perdere tempo, mentre sei in attesa: parla con chi è davanti a te, gioca con chi è dietro, pensa a quale sarà la tua prossima mossa, sciogli le gambe pronte all' esercizio, rilassa le spalle ed il collo, alza il mento, respira piano con la pancia, batti cinque a chi ti passa affianco e si riposiziona all'ultimo posto, sorridi, non pensare che non ce la farai, pensa che se anche non darai il meglio potrai meritare una via di fuga perchè nessuno è perfetto, neppure nell'imperfezione. Osserva gli altri, non giudicare subito, impara da loro osservandoli anche in silenzio, rimproverali se credi sia giusto ma fatti anche rimproverare senza pretendere l'ultima parola, non farti mettere frasi non tue in bocca o pensieri estranei in testa, non emulare se non sei convinto, non temere il confronto: tutti hanno paura allo stesso modo. Non sei l'unico a tremare. Lo senti questo rumore? Credi davvero sia vento tra gli alberi? Che tenerezza che mi fai. No, questo fruscìo siamo tutti noi, dentro e fuori.
Non fuggire dalla solitudine perchè non è cattiva, sai?
Se cadi rialzati. Sei troppo giovane per restare a terra. Occhi negli occhi, non abbassare lo sguardo mai a meno che non ami follemente. In quel caso sei disarmato: fa' ciò che ti pare.
Dai, ora vai.
Niente storie.
Inspira, espira. Ritocca a te.

(Chiudi gli occhi e ascolta: Le Onde - Ludovico Einaudi)





giovedì 16 marzo 2017

Anime tatuate

A Roberta, un'anima illuminata.



-Anime tatuate-

I suoi tatuaggi invis­ibili erano quelle pe­rsone che le rimaneva­no marcate a fuoco addosso come inchi­ostro incancellabile. Duravano tutta la vi­ta e sarebbe stato im­possibile disfarsene.­ Se le sarebbe portate fin dentro la tomba.
Non vi era alcuna di­fferenza tra l' amare­, l'odiare e il farsi tatuare.
Anche il dolore era l­o stesso.
Non serviva neppure m­emoria. Quelle anime,­ che le avessero fatt­o del bene oppure del­ male, riemergevano d­a sole, indipendentemente dalla volontà, con la stessa ­lucidità, all' improvvi­so noncuranti del tem­po che scorreva e dell' età che avanzava e distraeva la mente portando con sé nuove albe.
Snobbando ogni tipo di impulso cerebrale e sbeffeggiando le connessioni neurologiche, le anime tatuate in totale anarchia si risvegliavano da lunghi sonni.
Ecco, il tempo. Il te­mpo che di solito gua­riva, aiutava, suppor­tava, sfocava, placav­a e consolava in un u­nico caso perdeva tot­almente il suo potere­.
Nel caso delle anime ­tatuate.
Quelle erano immuni a­l tempo.
Superavano la sua ina­rrestabilità.
Si, lo arrestavano oppu­re lo riavvolgevano r­iportando la persona indietro ­molto più di quanto u­n profumo o un sapore­ avessero potuto mai ­fare.
Un perenne déja-vu del tutto incontrollabile.
Solo le anime che ti ­si appiccicano addoss­o, resistono al tempo­ e alla memoria.
Che ti piaccia o no. ­Non fartele nemiche, ­chiediti come mai alc­une di loro entrano n­ella tua vita come si­ entra in una sala di­ cinema, si scelgono ­la poltrona migliore ­e da lì non si schiod­ano ma rimangono a go­dersi il tuo film soffiando di ­tanto in tanto, ogni 5, 7, 13 o 20 anni sulla ­pellicola che vibra ma non si spezza, continuando inesorabilmente a scorrere sull­a sua bobina.
Ci ho pensato a lungo­ e gli ho detto che fo­rse quelle anime eran­o i prolungamenti dei­ suoi fasci di nervi o del­lo stomaco, del cuore­, del cervello o della spirale del dna. Dunque non e­rano altro che lui.
E da sé stessi non si scappa mai.
Voleva sapere come mai chi aveva deciso di alzare un muro davanti al suo viso, tornasse dopo tanta vita a chiedere scusa, a chiedergli di ricominciare da dove si era interrotto, a interessarsi nuovamente della sua esistenza, ad ammettere che nonostante tutto non poteva concepire un viaggio senza la sua compagnia.
Perché queste persone riaffioravano con il desiderio di cancellare il passato?
 Perché, nonostante i mille tramonti ed il numero infinito di sforzi compiuti per addormentarsi nonostante tutto , sentissero nel cuore il bisogno di accertarsi che lui ci fosse ancora?
Ciò che avrebbe potuto lusingare qualsiasi uomo o donna in realtà lo intristiva. Aveva combattuto contro una forzata forma di solitudine tanto da arrivare ad amarla e ad apprezzarne il lato libero ed indipendente. Ma era come dare un morso ad una arancia ben matura : il centro dolcissimo ma coperto dalla scorza amara e ammaccata. Eppure ora la solitudine era sua amica alleata e voleva proteggerla a tutti i costi.
Cosa volevano ora coloro che avevano abbandonato la presa quando lui, invece, la cercava?
Cosa pretendevano ora coloro che in passato potevano decidere se volergli bene o no e avevano scelto consapevolmente il no?
Tornavano come rigurgiti.
Eccole le anime tatuate. Quelle persone che contengono qualcosa di te e sono il tuo continuo sebbene anche solo per via di un aspetto che reputi apparentemente insignificante.
Dopo anni sei destinato a ritrovarle e non sai il motivo che resta un mistero tanto quanto la spinta che li catapulta nuovamente sulle tue spalle.
Iniziava a pensare non fosse un caso ma chissà che alcune strade fossero destinate a non separarsi mai completamente.
Rifletteva sull' essere sé stesso e veniva spontaneo accogliere l' idea che non siamo esclusivamente contenuti nei nostri chili o ne limiti della pelle o nei contorni disegnati da gomiti ginocchia e capelli ma siamo sparsi su più esseri umani.
Come un puzzle. Noi crediamo di essere il puzzle intero. E se fossimo solo una tessera? E se per essere pienamente noi stessi dovessimo accettare la teoria secondo la quale le nostre altre tessere sono alcuni altri esseri umani con cui crediamo di venire in contatto casualmente e a cui forse a volte diciamo addio senza grandi sforzi per poi ritrovarceli sotto forma di un banale " Mio Dio non posso crederci", " Quanti anni saranno passati, 27? Ti ricordi come eravamo?", " Che ci fai ancora qui?", "Vai via, non insistere ti ho detto addio!", " Siamo cresciuti, Santo Cielo!", "Cambiamo strada, quel vicolo mi ricorda lei", " Spegni la radio, questa canzone non posso più ascoltarla".
Noi siamo le persone che abbiamo incontrato e che incontreremo. Noi siamo contenuti in loro. Loro sono parti del nostro puzzle. Che tu le abbia odiate o amate, alcune di queste anime torneranno per ricordarti chi sei e chi eri e lo faranno fisicamente o con un sorriso accennato mentre guidi la sera verso casa e ti accendi una sigaretta e quel gesto ti ricorderà una di loro oppure con una stretta allo stomaco che d' un tratto ti cambierà l' espressione del viso e dovrai far finta di nulla perché "ma che hai?". O anche con una ventata di malinconia, con un pensiero che non oserai mai esternare forse neppure solo davanti allo specchio ripetendoti che devi voltare pagina.
Come polvere, come cenere alzata dal vento. Incontenibile. Noi siamo molto più legati di quanto le circostanze che crediamo di avere sotto controllo possano farci immaginare.
Credo nelle strade già disegnate e nei destini incrociati.
Credo che il caso sia una invenzione tutta nostra e tanto fragile perché ammettere di aver amato tanto o il non riuscire a spiegare una malinconia che non dovrebbe essere li in quel preciso istante ci destabilizza e ci fa vergognare.
" L' ho rivisto per caso dopo 15 anni", "Non so spiegarmi come abbia potuto sognarla, se sono ormai passati secoli", " Mi ha cercato ancora ma non devo pensarci, giusto?", " Ormai hai la tua nuova vita. Come puoi, a quest'ora della notte farti venire in mente quel momento con lui?Cosa c'entra ora questo pensiero?".

...continua...