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giovedì 16 marzo 2017

Anime tatuate

A Roberta, un'anima illuminata.



-Anime tatuate-

I suoi tatuaggi invis­ibili erano quelle pe­rsone che le rimaneva­no marcate a fuoco addosso come inchi­ostro incancellabile. Duravano tutta la vi­ta e sarebbe stato im­possibile disfarsene.­ Se le sarebbe portate fin dentro la tomba.
Non vi era alcuna di­fferenza tra l' amare­, l'odiare e il farsi tatuare.
Anche il dolore era l­o stesso.
Non serviva neppure m­emoria. Quelle anime,­ che le avessero fatt­o del bene oppure del­ male, riemergevano d­a sole, indipendentemente dalla volontà, con la stessa ­lucidità, all' improvvi­so noncuranti del tem­po che scorreva e dell' età che avanzava e distraeva la mente portando con sé nuove albe.
Snobbando ogni tipo di impulso cerebrale e sbeffeggiando le connessioni neurologiche, le anime tatuate in totale anarchia si risvegliavano da lunghi sonni.
Ecco, il tempo. Il te­mpo che di solito gua­riva, aiutava, suppor­tava, sfocava, placav­a e consolava in un u­nico caso perdeva tot­almente il suo potere­.
Nel caso delle anime ­tatuate.
Quelle erano immuni a­l tempo.
Superavano la sua ina­rrestabilità.
Si, lo arrestavano oppu­re lo riavvolgevano r­iportando la persona indietro ­molto più di quanto u­n profumo o un sapore­ avessero potuto mai ­fare.
Un perenne déja-vu del tutto incontrollabile.
Solo le anime che ti ­si appiccicano addoss­o, resistono al tempo­ e alla memoria.
Che ti piaccia o no. ­Non fartele nemiche, ­chiediti come mai alc­une di loro entrano n­ella tua vita come si­ entra in una sala di­ cinema, si scelgono ­la poltrona migliore ­e da lì non si schiod­ano ma rimangono a go­dersi il tuo film soffiando di ­tanto in tanto, ogni 5, 7, 13 o 20 anni sulla ­pellicola che vibra ma non si spezza, continuando inesorabilmente a scorrere sull­a sua bobina.
Ci ho pensato a lungo­ e gli ho detto che fo­rse quelle anime eran­o i prolungamenti dei­ suoi fasci di nervi o del­lo stomaco, del cuore­, del cervello o della spirale del dna. Dunque non e­rano altro che lui.
E da sé stessi non si scappa mai.
Voleva sapere come mai chi aveva deciso di alzare un muro davanti al suo viso, tornasse dopo tanta vita a chiedere scusa, a chiedergli di ricominciare da dove si era interrotto, a interessarsi nuovamente della sua esistenza, ad ammettere che nonostante tutto non poteva concepire un viaggio senza la sua compagnia.
Perché queste persone riaffioravano con il desiderio di cancellare il passato?
 Perché, nonostante i mille tramonti ed il numero infinito di sforzi compiuti per addormentarsi nonostante tutto , sentissero nel cuore il bisogno di accertarsi che lui ci fosse ancora?
Ciò che avrebbe potuto lusingare qualsiasi uomo o donna in realtà lo intristiva. Aveva combattuto contro una forzata forma di solitudine tanto da arrivare ad amarla e ad apprezzarne il lato libero ed indipendente. Ma era come dare un morso ad una arancia ben matura : il centro dolcissimo ma coperto dalla scorza amara e ammaccata. Eppure ora la solitudine era sua amica alleata e voleva proteggerla a tutti i costi.
Cosa volevano ora coloro che avevano abbandonato la presa quando lui, invece, la cercava?
Cosa pretendevano ora coloro che in passato potevano decidere se volergli bene o no e avevano scelto consapevolmente il no?
Tornavano come rigurgiti.
Eccole le anime tatuate. Quelle persone che contengono qualcosa di te e sono il tuo continuo sebbene anche solo per via di un aspetto che reputi apparentemente insignificante.
Dopo anni sei destinato a ritrovarle e non sai il motivo che resta un mistero tanto quanto la spinta che li catapulta nuovamente sulle tue spalle.
Iniziava a pensare non fosse un caso ma chissà che alcune strade fossero destinate a non separarsi mai completamente.
Rifletteva sull' essere sé stesso e veniva spontaneo accogliere l' idea che non siamo esclusivamente contenuti nei nostri chili o ne limiti della pelle o nei contorni disegnati da gomiti ginocchia e capelli ma siamo sparsi su più esseri umani.
Come un puzzle. Noi crediamo di essere il puzzle intero. E se fossimo solo una tessera? E se per essere pienamente noi stessi dovessimo accettare la teoria secondo la quale le nostre altre tessere sono alcuni altri esseri umani con cui crediamo di venire in contatto casualmente e a cui forse a volte diciamo addio senza grandi sforzi per poi ritrovarceli sotto forma di un banale " Mio Dio non posso crederci", " Quanti anni saranno passati, 27? Ti ricordi come eravamo?", " Che ci fai ancora qui?", "Vai via, non insistere ti ho detto addio!", " Siamo cresciuti, Santo Cielo!", "Cambiamo strada, quel vicolo mi ricorda lei", " Spegni la radio, questa canzone non posso più ascoltarla".
Noi siamo le persone che abbiamo incontrato e che incontreremo. Noi siamo contenuti in loro. Loro sono parti del nostro puzzle. Che tu le abbia odiate o amate, alcune di queste anime torneranno per ricordarti chi sei e chi eri e lo faranno fisicamente o con un sorriso accennato mentre guidi la sera verso casa e ti accendi una sigaretta e quel gesto ti ricorderà una di loro oppure con una stretta allo stomaco che d' un tratto ti cambierà l' espressione del viso e dovrai far finta di nulla perché "ma che hai?". O anche con una ventata di malinconia, con un pensiero che non oserai mai esternare forse neppure solo davanti allo specchio ripetendoti che devi voltare pagina.
Come polvere, come cenere alzata dal vento. Incontenibile. Noi siamo molto più legati di quanto le circostanze che crediamo di avere sotto controllo possano farci immaginare.
Credo nelle strade già disegnate e nei destini incrociati.
Credo che il caso sia una invenzione tutta nostra e tanto fragile perché ammettere di aver amato tanto o il non riuscire a spiegare una malinconia che non dovrebbe essere li in quel preciso istante ci destabilizza e ci fa vergognare.
" L' ho rivisto per caso dopo 15 anni", "Non so spiegarmi come abbia potuto sognarla, se sono ormai passati secoli", " Mi ha cercato ancora ma non devo pensarci, giusto?", " Ormai hai la tua nuova vita. Come puoi, a quest'ora della notte farti venire in mente quel momento con lui?Cosa c'entra ora questo pensiero?".

...continua...

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