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venerdì 30 dicembre 2022

2022

 Leggo spesso "caro 2002" come se il 2022 fosse una persona da ringraziare o maledire. Non è una persona: il 2022 siamo noi, chiunque abbia orbitato attorno al nostro impercettibile mondo talvolta felice, talvolta disperato e qualsiasi cosa ci sia successa.

Io ringrazio d'esser viva e d'essermi svegliata ogni mattina in un caldo letto, sotto ad un tetto e di aver sempre mangiato e bevuto. Di aver sempre lavorato.
Ringrazio di aver avuto la famiglia in salute seppur il tempo che impietosamente scorre si sia fatto tanto notare e ringrazio la piccola anima con la coda che vuole solo me.
Io ringrazio il sole bollente e la pioggia a secchiate. E il caldo fuori stagione perché prima o poi impareremo la lezione dalla morale impietosa che meritiamo.
Ringrazio la pianta di cui non mi prendo cura che sboccia lo stesso.
Infinitamente grata a chi è rimasto e chi noncurante se ne è andato lasciando una scìa di miseria dietro di sé. Ma anche questo è un grande dono.
Ringrazio il mio mare e la mia città.
Ed il cuore che non si è mai fermato. Semmai caduto ma raccolto e rimesso al suo posto ed anche il cervello che ha macinato senza pausa, ossessivamente, compulsivamente miliardi di pensieri che andavano placati e che hanno incenerito ogni angolo di pace.
Un grazie ai miei vestiti e alle scarpe affaticate, perché il cammino è stato solo in salita. Attendo una discesa o almeno una curva piana.
Grata a ci ha incoraggiato le mie scelte e alle orecchie che mi hanno ascoltata quando più ne avevo bisogno. Salvifiche.
2022, non sei una persona ma se lo fossi io ti picchierei tanto forte e poi ti bacerei da toglierti il fiato.
Grazie per tutte le serate silenziose e buie e per la solitudine voluta o sofferta.
Ho spesso mentito, quando ho detto d'esser impegnata. Forse non lo ero ma dovevo sciogliere troppi nodi, come quelli Savoia. Provate a scioglierne uno in barca, poi saprete dirmi.
Grazie per avermi dato la forza di mentire e di nascondere l'abisso, abbellendolo alla meno peggio. Perché l'abisso nn lo si sa sempre spiegare e nn credo neppure serva farlo: bastano due occhi attenti che guardano i tuoi e le parole diventano vane. Ecco, grazie agli occhi attenti che ho incrociato e a quelli indifferenti a cui però ho creduto.
Grazie al continuo ricadere negli stessi errori. Senza modestia.
Sfatiamo il mito: il bene dato non sempre torna indietro. Il bene dato spesso sparisce nel nulla e viene preso a manganellate.
Sfatiamo il mito: no, il perdono non è sempre giusto e non sempre ci libera. Ce lo raccontiamo per tentare di stare meno male ma no. Non tutto e non tutti vanno perdonati. Ripristiniamo il merito.
Sfatiamo il mito: se tocchi il fondo non sempre risali. C'è chi scava e si perde.
Solo le talpe sanno il fatto loro.
E ancora grazie perché nonostante tutto io sento la voglia di vivere esplodermi dentro e non la contengo. Mi perseguita.
Non credo né a Babbo Natale né a Dio. E sbaglio.
Grazie al ragazzino dalla felicità smisurata che anche quest'anno ha creduto ad un vecchio panzone vestito di rosso e grazie ai popoli che credono in Dio per provare meno dolore e trovare un senso al male.
Ma il male è male ed un senso non ce l'ha.
Grazie perché non vai sondato, male. Vai vissuto ed accettato o subìto. Ma sei sincero, più delle persone.
Grazie perché ancora credo nell'essere umano e nella compassione.
Io ringrazio me e maledico me. Ogni giorno ed ogni notte.
Grata alla bellezza e alla vanità. Grazie all'arte e alla scrittura.
Riconoscente anche alla notte di San Lorenzo che non ha obbedito una sola volta perché ciò che mi serve, e bada bene che mi serve, non che voglio, io già ce l'ho senza stelle che precipitano nel nulla.
Io mi auguro il karma perché ho ancora troppe lezioni da apprendere a suon di sberle, senza misericordia. Questa è la via verso la felicità.
Un fiore che cresce tra le crepe del cemento.

lunedì 5 settembre 2022

Che fai l'1?

Ringrazierò il mio corpo vivo e l'universo.

Non imprecherò quando farà buio alle 16 né quando sarà ancora buio alle 6 del mattino.
Mangerò meno pasta e cercherò di non perdermi nessun tramonto invernale.
Farò finta di essere felice a Natale e non chiederò mai e poi mai "cosa fai il 31?".
Il 1* mattina, però, mentre i mondani dormiranno, io tenterò una gelida passeggiata per la città vuota e spererò in una nevicata memorabile.
Non sprecherò parole.
Non cercherò chi non cerca.
Non spargerò sorrisi che non sento provenir dal cuore.
Resterò seria, semmai.
Peraltro la serietà mi dona, come la malinconia.
Tenterò di restar calma.
Non andrò in apnea e mi ricorderò di respirare profondamente dal naso anche se la sinusite me lo impedirà con tutte le sue generose forze.
Non colerò la passata sulla pasta ma preparerò il sugo, come fanno le persone normali.
Scriverò.
Studierò.
Lavorerò.
Mi fermerò, quando sarò stanca. Non arriverò ad essere esausta.
Il corpo si ammala presto e senza alcuna pietà.
Mi farò bella da morire almeno una volta la settimana e mi imporrò di affrontare un minimo di vita sociale, utile al non alienarsi del tutto, che poi il mondo uccide se non lo vivi.
Non guarderò le foto dell'estate e non tornerò al mare prima del 1* Giugno.
Non so, forse una volta ci torno. Facciamo due.
Il mare è una storiella estiva che inizia a Giugno con gli ormoni a palla e finisce a Settembre con un "mi dispiace, sono confusa.".
Non mi lagnerò.
Mi confiderò poco.
La diplomazia sarà il mio pane quotidiano.
Mediterò durante una sessione di stretching.
La musica mi salverà da ogni buio.
Festeggerò il mio compleanno, l'ultimo negli "enta".
Spero de morì prima degli "anta". Non credo di poter sopportare neppure l'idea.
Amerò lei ancor di più, se possibile. Amerò loro come mai si è amato.
Ringrazierò il sole.
Cercherò di abbandonare l'idea di andarmene via, lontano da qui e lavorerò sull'addomesticare il caos che mi pervade.
Berrò molto.
Sarò felice a Pasqua e chiederò l'uovo perché sta cosa che si debba stare senza uovo quando si cresce è una favola con un pessimo finale.
In ogni momento possibile visiterò un luogo mai visto prima.
Mi prenderò cura della casa, della mia pelle e dei miei capelli.
Costruirò il futuro: quello prima degli "anta", ovviamente.
Cercherò di ridere davvero e non sempre per cortesia.
Progetterò l'estate 2023 con largo anticipo e dal 1* Luglio butterò il cellulare a mare.
Guarderò valanghe di film e proteggerò quel semino di mela piantato mesi fa che mi ha regalato un arbusto piccolo e rigoglioso, con mia immensa gratitudine.
Se mi càpita abbraccio pure un albero, e se sento brutte energie attorno scappo a gambe levate.
La smetto di voler curare: ognuno si salva da solo.
La smetto di idealizzare.
La smetto di piangere.
La smetto di dire "perché proprio a me".
La smetto di mangiare i wurstel crudi.
La smetto di abbozzare.
La smetto di inseguire il nulla ed il nessuno.
Poche ore mi separano dal mio Capodanno.
Si ricomincia.
Non sono pronta.
Non ho ancora comprato l'agenda 2023.
I miei mi chiamavano pupa, da piccina.
"buon viaggio, pupa" dicevano sempre, all'inizio di una nuova avventura.
E comunque nella parola Amore c'è la parola Mare.

venerdì 22 luglio 2022

Basterà pensare


Si può perdere la testa per un sorriso.
Un sorriso che ha squarciato un viso cupo ed il mio cuore ha perso il controllo. Ha vergognosamente iniziato a delirare, zompando da una parte all'altra del corpo, insistendo soprattutto su stomaco e gola.
Quel suo sorriso ha illuminato l'interno di quell'apetta scura e tutt'attorno non mi sono più accorta di nulla. Cieca e sorda. Denti ben allineati e bianchi. Come a teatro, l'improvvisazione. Quel sorriso ha improvvisato la morte, la mia. Non sapevo se il cuore avrebbe retto, in effetti.
Anestetizzata in ogni parte del corpo. Tranne gli organi interni. In iperventilazione, il petto era pesante come una lastra di marmo. La deglutizione della saliva risultava eccessivamente complessa. Gli occhi fissi a guardare quella bocca e la luce che rimandava al suo sguardo, fisso sul mio. Non più serio ma abbagliante, per la prima volta dopo molto silenzio.
Non sentivo la lingua, dunque non credevo di riuscire, in effetti, ad articolare parole sensate. Quindi ne ho dette poche e poi dovevo correr via e sentivo addosso il fastidio di quell'interruzione così rapida ed imminente mentre io avrei solo voluto avvicinarmi a quel volto e abbandonarmici, almeno fin quando il mio corpo non avesse ripreso possesso di sé.
Ed in un attimo io avevo di nuovo 15 anni precisi. Compiuti in quell'istante.
Lo stomaco mi diceva "credo che tu debba vomitare: non le reggi queste emozioni, non le provi da un'eternità" -
"Non posso vomitare ora..magari tra 10 minuti, quando ormai sarò lontana ma ora no, per favore -
" Io credo proprio che tu vomiterai tra poco. Iniziamo col non sentire più le gambe, un pizzico di capogiro, deglutizione accelerata, sudore freddo e amen, ragazza mia!"
" Provo con la respirazione. Mi concentro e mi calmo."
"Come ti sei ridotta...da quanto tempo non ti sorridevano così, da quanto tempo non ti guardavano in questo modo. Quanta rassegnazione, ormai. E guarda qui ora in che stato sei, alla tua età, peraltro. Credimi, non insisto con la faccenda del vomito solo perché io ti trovo davvero bella. Hai gli occhi grandi, lucidi e persi. Non sai dove guardare né quanto a lungo. Fari spalancati e dalla gioia incontenibile e spaventata. Una gioia terrorizzata."
Cercando di rimettere al loro posto gli organi interni, salutavo quel volto e mi allontanavo dalla sua visuale fino a diventare un puntino irriconoscibile nell'azzurro mare.
Non ricordo quali furono le mosse successive: in automatico il mio cervello aveva smesso di funzionare e non c'era una sola cosa razionale che la mia mente riuscisse a partorire. Guardavo le onde, di spalle al mondo circostante, interamente fuori fuoco. Voci ovattate ed ombre, quasi come prima di svenire ma mai sono svenuta. Il mare lo vedevo benissimo, invece: cristallino, d'un azzurro sgargiante e mi cullava e mi parlava. Mi sussurrava che quell'emozione me la sarei portata nel cuore per sempre, qualsiasi cosa fosse accaduta e mi ringraziava, il mare. Si, lui ringraziava me per averlo reso testimone del disfacimento totale di questa fastidiosa testa, che troppo ha ragionato e troppi felici turbamenti ha seppellito con vigore, fin giù, fino al centro della terra. Il punto più rovente che brucia ogni passione.
(Quel sorriso la seguì per qualche tempo e allora decisero di volersi bene e di tenersi stretti per un pò, perché in ogni abbraccio la realtà svaniva, in ogni espressione vi era scritta una pagina d'amore e ad ogni bacio, i loro mondi così distanti, finalmente si univano.
Lei gli odorava i capelli morbidi, lui le stringeva la mano e non la lasciava più. Lei lo ringraziava perché con lui non pensava al buio, lui quel buio lo vedeva e lo respingeva per farla sentire a suo agio, sempre.)
Questo racconto non ha una fine.
Non vissero felici e contenti né si separarono mai del tutto.
Rimasero, d'improvviso, in sospeso tra amore e malinconia, tra sogno e realtà, tra timori da vincere e possibilità ancora da esplorare.
Qui la fine non esiste e forse mai esisterà. E se anche dovesse sopraggiungere, basterà ricordarsi di quel giorno in cui il bagliore del mare illuminava gli animi di un uomo ed una donna fuggiti chissà dove pur restando fermi mentre, in un istante, tutto il mondo scompariva e su un piccolo lembo di terra erano solo loro due, ad esistere.

venerdì 1 luglio 2022

-Se sorrido-

 - Se sorrido -

Casa è dove le mura hanno assorbito l'umido delle lacrime e il sale ha lasciato macchie ovunque. E' dove il frastuono delle risate, l'accenno di sorrisi, l'impeto della rabbia, la nausea ed il sonno, la gratitudine e i brutti pensieri hanno trovato la loro dimensione, trasformandosi in essenze. Casa è dove non potete trovarmi mai davvero: cassaforte per la pace, silenzio e meditazione. Lento movimento del corpo, cura. Casa è spazio per creare, innovare, scoprirsi, rivelarsi e ridimensionare il cattivo per ridare fiducia al buono. E' il perimetro comodo e liscio entro cui sentirsi liberi ed invincibili. Il problema è che, dentro, liberi non siamo mai e casa è anche il luogo che ce lo ricorda e ci assilla ma è lo stesso posto in cui poi ci addormentiamo e rinasciamo ogni giorno nuovi, se vogliamo, insieme al sole. E' come chi ci ama davvero e continua a darci una possibilità di riscatto. Perché casa è anche solitudine infinita e tanto di quel tempo per pensare che credi sia meglio uscirne il più possibile, da quelle quattro mura. Ma non è fuggendo, che ci ritroviamo.
Casa è dove l'esame di coscienza è d'obbligo e lo è nei momenti più impensabili, tipo sotto la doccia dove l'acqua batte sugli occhi chiusi e i capelli coprono il viso. Chissà se lì sotto si sorride o si piange.
Così come a casa accade che ci si possa fondere fisicamente con qualcuno e lo si ritenga quello giusto. Sbagliando.
E si piange.
E si attende il prossimo.
Casa è quando varchi la porta e te la chiudi dietro e giri quattro volte le chiavi nella toppa e quell'animaletto corre come un razzo verso di te e ti salta addosso e ti ama come nessuno mai saprà fare e tu dimentichi qualsiasi dolore. Qualsiasi dolore.
Qui si decide il futuro.
Qui si resiste alla fatica.
Qui ci si lascia andare.
Qui ci si sente appagati o infinitamente soli.
Qui si gode e ci si dispera nella nebbia dell'indecisione e di quelle domande tutte senza risposta.
E nel letto che la casa custodisce, si conclude ogni giorno un pezzo di vita e si ricomincia daccapo al risveglio.
Io sono il mio luogo. Io posso vivere stando ferma. Non c'è obbligo di movimento, non c'è partenza imposta.
Io sono l'aria fredda e i fiori in finestra.
Io sono l'ordine o il caos e l'odore del pane bollente.
Io, qui, sono la chiamata che non arriva mai.
Dipende tutto da me.
Io sono le fila dei miei discorsi e i finali sconclusionati o ragionati e definitivi.
Io stessa sono la paura e la gioia. L'entusiasmo e il terrore. Il panico e la calma. Io sono l'universo e le infinite possibilità.
Io sono il fallimento dopo ogni scelta testarda.
Ma questo è libero arbitrio e mia responsabilità. Ad ogni respiro inalo vita che plasmo e disfo a piccoli passi ragionati o azzardati. Nasce tutto da dentro, dalla casa che abitiamo e che come nido al vento sparge fili d'erba nelle vene e io mi cospargo di pioggia e fango, mentre incredula, nonostante tutto, sorrido.
La mia casa sono io, le mie mura sono il mio corpo che dipingo di voglie e passioni.
Ballo, e gli orizzonti attorno giocano come stormi a primavera. Osservo commossa e imprimo nella mente.
Affino i sensi e sento la lama ma lascio che il tempo tracci i contorni nitidi dei perché.
Se sorrido, tu non crederci sempre.
Attendo la meraviglia che cerco, stringendo le mani di quei due stanchi spiriti da cui provengo, chiedendo il perdono e pregandoli di non mollare i miei polsi, mai.