Leggo spesso "caro 2002" come se il 2022 fosse una persona da ringraziare o maledire. Non è una persona: il 2022 siamo noi, chiunque abbia orbitato attorno al nostro impercettibile mondo talvolta felice, talvolta disperato e qualsiasi cosa ci sia successa.
Io ringrazio d'esser viva e d'essermi svegliata ogni mattina in un caldo letto, sotto ad un tetto e di aver sempre mangiato e bevuto. Di aver sempre lavorato.
Io ringrazio il sole bollente e la pioggia a secchiate. E il caldo fuori stagione perché prima o poi impareremo la lezione dalla morale impietosa che meritiamo.
Ringrazio la pianta di cui non mi prendo cura che sboccia lo stesso.
Infinitamente grata a chi è rimasto e chi noncurante se ne è andato lasciando una scìa di miseria dietro di sé. Ma anche questo è un grande dono.
Ringrazio il mio mare e la mia città.
Ed il cuore che non si è mai fermato. Semmai caduto ma raccolto e rimesso al suo posto ed anche il cervello che ha macinato senza pausa, ossessivamente, compulsivamente miliardi di pensieri che andavano placati e che hanno incenerito ogni angolo di pace.
Un grazie ai miei vestiti e alle scarpe affaticate, perché il cammino è stato solo in salita. Attendo una discesa o almeno una curva piana.
Grata a ci ha incoraggiato le mie scelte e alle orecchie che mi hanno ascoltata quando più ne avevo bisogno. Salvifiche.
2022, non sei una persona ma se lo fossi io ti picchierei tanto forte e poi ti bacerei da toglierti il fiato.
Grazie per tutte le serate silenziose e buie e per la solitudine voluta o sofferta.
Ho spesso mentito, quando ho detto d'esser impegnata. Forse non lo ero ma dovevo sciogliere troppi nodi, come quelli Savoia. Provate a scioglierne uno in barca, poi saprete dirmi.
Grazie per avermi dato la forza di mentire e di nascondere l'abisso, abbellendolo alla meno peggio. Perché l'abisso nn lo si sa sempre spiegare e nn credo neppure serva farlo: bastano due occhi attenti che guardano i tuoi e le parole diventano vane. Ecco, grazie agli occhi attenti che ho incrociato e a quelli indifferenti a cui però ho creduto.
Grazie al continuo ricadere negli stessi errori. Senza modestia.
Sfatiamo il mito: il bene dato non sempre torna indietro. Il bene dato spesso sparisce nel nulla e viene preso a manganellate.
Sfatiamo il mito: no, il perdono non è sempre giusto e non sempre ci libera. Ce lo raccontiamo per tentare di stare meno male ma no. Non tutto e non tutti vanno perdonati. Ripristiniamo il merito.
Sfatiamo il mito: se tocchi il fondo non sempre risali. C'è chi scava e si perde.
Solo le talpe sanno il fatto loro.
E ancora grazie perché nonostante tutto io sento la voglia di vivere esplodermi dentro e non la contengo. Mi perseguita.
Non credo né a Babbo Natale né a Dio. E sbaglio.
Grazie al ragazzino dalla felicità smisurata che anche quest'anno ha creduto ad un vecchio panzone vestito di rosso e grazie ai popoli che credono in Dio per provare meno dolore e trovare un senso al male.
Ma il male è male ed un senso non ce l'ha.
Grazie perché non vai sondato, male. Vai vissuto ed accettato o subìto. Ma sei sincero, più delle persone.
Grazie perché ancora credo nell'essere umano e nella compassione.
Io ringrazio me e maledico me. Ogni giorno ed ogni notte.
Grata alla bellezza e alla vanità. Grazie all'arte e alla scrittura.
Riconoscente anche alla notte di San Lorenzo che non ha obbedito una sola volta perché ciò che mi serve, e bada bene che mi serve, non che voglio, io già ce l'ho senza stelle che precipitano nel nulla.
Io mi auguro il karma perché ho ancora troppe lezioni da apprendere a suon di sberle, senza misericordia. Questa è la via verso la felicità.
Un fiore che cresce tra le crepe del cemento.