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venerdì 4 dicembre 2020

Poco prima dell'infelicità

 Una gelida alba.

Tra le mani una tazza di caffè lungo bollente.
Viso pallido e capelli raccolti.
Lei ancora ubriaca di sonno.
Pezzetti di mela sul davanzale della finestra: segnale del passaggio quotidiano di un paio di passerotti affezionati.
Pensieri sospesi, almeno per il tempo del caffè.
Immancabile ringraziamento per l'esserci, anche oggi. Non so chi ringraziare quindi prendo un grazie e lo lascio andare come un palloncino che mi scappa dalle mani. Arriverà a chi dovrà arrivare. Il silenzio terapeutico che si interromperà appena riaccenderò il cellulare. Luci di casa spente. Gli occhi vedono bene e la penombra accompagna il risveglio senza traumi. Una coperta grigio perla che abbraccia e rassicura, come quando dopo 9 mesi di tepore ti tirano fuori di lì e ti avvolgono subito in un telo morbido e profumato per poi adagiarti tra le braccia ancora calde di sudore e sforzo di chi ti ha creato dal nulla. Non ce ne accorgiamo ma anche da adulti ricerchiamo le stesse antiche sensazioni di un tempo di cui non abbiamo neppure memoria. Ma ora deve iniziare la giornata.
L'armatura è di là. Vado a cambiarmi.










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