A Roberta, un'anima illuminata.
-Anime
tatuate-
I
suoi tatuaggi invisibili erano quelle persone che le
rimanevano marcate a fuoco addosso come inchiostro
incancellabile. Duravano tutta la vita e sarebbe stato
impossibile disfarsene. Se le sarebbe portate fin dentro la
tomba.
Non vi era alcuna differenza tra l' amare,
l'odiare e il farsi tatuare.
Anche il dolore era lo
stesso.
Non serviva neppure memoria. Quelle anime, che
le avessero fatto del bene oppure del male, riemergevano
da sole, indipendentemente dalla volontà, con la stessa
lucidità, all' improvviso noncuranti del tempo che
scorreva e dell' età che avanzava e distraeva la mente portando con
sé nuove albe.
Snobbando ogni tipo di impulso cerebrale e
sbeffeggiando le connessioni neurologiche, le anime tatuate in totale
anarchia si risvegliavano da lunghi sonni.
Ecco, il tempo. Il
tempo che di solito guariva, aiutava, supportava,
sfocava, placava e consolava in un unico caso perdeva
totalmente il suo potere.
Nel caso delle anime
tatuate.
Quelle erano immuni al tempo.
Superavano la
sua inarrestabilità.
Si, lo arrestavano oppure lo
riavvolgevano riportando la persona indietro molto più di
quanto un profumo o un sapore avessero potuto mai fare.
Un
perenne déja-vu del tutto incontrollabile.
Solo le anime
che ti si appiccicano addosso, resistono al tempo e
alla memoria.
Che ti piaccia o no. Non fartele nemiche,
chiediti come mai alcune di loro entrano nella tua
vita come si entra in una sala di cinema, si scelgono la
poltrona migliore e da lì non si schiodano ma rimangono a
godersi il tuo film soffiando di tanto in tanto, ogni 5, 7,
13 o 20 anni sulla pellicola che vibra ma non si spezza,
continuando inesorabilmente a scorrere sulla sua bobina.
Ci
ho pensato a lungo e gli ho detto che forse quelle anime
erano i prolungamenti dei suoi fasci di nervi o dello
stomaco, del cuore, del cervello o della spirale del dna. Dunque
non erano altro che lui.
E da sé stessi non si scappa
mai.
Voleva sapere come mai chi aveva deciso di alzare un muro
davanti al suo viso, tornasse dopo tanta vita a chiedere scusa, a
chiedergli di ricominciare da dove si era interrotto, a interessarsi
nuovamente della sua esistenza, ad ammettere che nonostante tutto non
poteva concepire un viaggio senza la sua compagnia.
Perché queste
persone riaffioravano con il desiderio di cancellare il
passato?
Perché, nonostante i mille tramonti ed il numero
infinito di sforzi compiuti per addormentarsi nonostante tutto ,
sentissero nel cuore il bisogno di accertarsi che lui ci fosse
ancora?
Ciò che avrebbe potuto lusingare qualsiasi uomo o donna
in realtà lo intristiva. Aveva combattuto contro una forzata forma
di solitudine tanto da arrivare ad amarla e ad apprezzarne il lato
libero ed indipendente. Ma era come dare un morso ad una arancia ben
matura : il centro dolcissimo ma coperto dalla scorza amara e
ammaccata. Eppure ora la solitudine era sua amica alleata e voleva
proteggerla a tutti i costi.
Cosa volevano ora coloro che avevano
abbandonato la presa quando lui, invece, la cercava?
Cosa
pretendevano ora coloro che in passato potevano decidere se volergli
bene o no e avevano scelto consapevolmente il no?
Tornavano come
rigurgiti.
Eccole le anime tatuate. Quelle persone che contengono
qualcosa di te e sono il tuo continuo sebbene anche solo per via di
un aspetto che reputi apparentemente insignificante.
Dopo anni sei
destinato a ritrovarle e non sai il motivo che resta un mistero tanto
quanto la spinta che li catapulta nuovamente sulle tue
spalle.
Iniziava a pensare non fosse un caso ma chissà che alcune
strade fossero destinate a non separarsi mai
completamente.
Rifletteva sull' essere sé stesso e veniva
spontaneo accogliere l' idea che non siamo esclusivamente contenuti
nei nostri chili o ne limiti della pelle o nei contorni disegnati da
gomiti ginocchia e capelli ma siamo sparsi su più esseri umani.
Come
un puzzle. Noi crediamo di essere il puzzle intero. E se fossimo solo
una tessera? E se per essere pienamente noi stessi dovessimo
accettare la teoria secondo la quale le nostre altre tessere sono
alcuni altri esseri umani con cui crediamo di venire in contatto
casualmente e a cui forse a volte diciamo addio senza grandi sforzi
per poi ritrovarceli sotto forma di un banale " Mio Dio non
posso crederci", " Quanti anni saranno passati, 27? Ti
ricordi come eravamo?", " Che ci fai ancora qui?",
"Vai via, non insistere ti ho detto addio!", " Siamo
cresciuti, Santo Cielo!", "Cambiamo strada, quel vicolo mi
ricorda lei", " Spegni la radio, questa canzone non posso
più ascoltarla".
Noi siamo le persone che abbiamo incontrato
e che incontreremo. Noi siamo contenuti in loro. Loro sono parti del
nostro puzzle. Che tu le abbia odiate o amate, alcune di queste anime
torneranno per ricordarti chi sei e chi eri e lo faranno fisicamente
o con un sorriso accennato mentre guidi la sera verso casa e ti
accendi una sigaretta e quel gesto ti ricorderà una di loro oppure
con una stretta allo stomaco che d' un tratto ti cambierà l'
espressione del viso e dovrai far finta di nulla perché "ma che
hai?". O anche con una ventata di malinconia, con un pensiero
che non oserai mai esternare forse neppure solo davanti allo specchio
ripetendoti che devi voltare pagina.
Come polvere, come cenere
alzata dal vento. Incontenibile. Noi siamo molto più legati di
quanto le circostanze che crediamo di avere sotto controllo possano
farci immaginare.
Credo nelle strade già disegnate e nei destini
incrociati.
Credo che il caso sia una invenzione tutta nostra e
tanto fragile perché ammettere di aver amato tanto o il non riuscire
a spiegare una malinconia che non dovrebbe essere li in quel preciso
istante ci destabilizza e ci fa vergognare.
" L' ho rivisto
per caso dopo 15 anni", "Non so spiegarmi come abbia potuto
sognarla, se sono ormai passati secoli", " Mi ha cercato
ancora ma non devo pensarci, giusto?", " Ormai hai la tua
nuova vita. Come puoi, a quest'ora della notte farti venire in mente
quel momento con lui?Cosa c'entra ora questo pensiero?".
...continua...