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domenica 4 aprile 2021

Pasqua 2021

In questa foto, l'alba del giorno di Pasqua. Non dormo e so i mille perché e più tento di tenere gli occhi chiusi più resto sveglia allora mi arrendo e metto su un podcast meditativo che mi innervosisce. Lo spengo. Conto le palline di cristallo che compongono il mio lampadario ma sono infinite e perdo il ritmo e ricomincio da capo. È già la terza volta. Lascio stare. Conto i buchini della serranda ma demordo perché mi pare un'attività idiota. Prendo un libro, leggo una pagina noiosissima e lo chiudo arrabbiata. Mi alzo, vado di là. Un po' di nutella e torno a letto. Ho dimenticato la pipì, come ho potuto! Ormai la trattengo. Scrivo? No. Potrei iniziare ad inviare i messaggi di rito ma poi mi viene il dubbio che debba anche rispondere alla risposta che arriverà. Non se ne esce. Meglio non iniziare proprio. Avrò sonno durante il pranzo e mamma si arrabbierà. Fotografo l'alba perché la immortalo spesso e perché mi sento ancora al sicuro quando il cielo si sveglia prima degli esseri umani e mi piace vederlo sbadigliare prima di chiunque altro. E oggi ho nostalgia delle mie albe francesi e tedesche, di qualche viaggio, di qualche anno in meno, di qualche illusione in più. Ma non ho nostalgia di nessuno. Non c'è una sola persona che mi manchi, al mondo. Chi amo è qui. E non vorrei essere in nessun altro luogo. Forse per qualche ora in un loft a New York, con il letto vicino ad una grande finestra da cui vedo la città fumare ma finita l'alba vorrei tornare qui dove sono ora. Magari potrei giusto fare un salto per la colazione a Lisbona e poi comprare dei biscotti al burro a Parigi ma poi tornerei, ecco. In treno. Il posto accanto a me ed i due davanti vuoti, ovviamente. Gambe stese, valigia su un sedile, lato finestrino, musica nelle orecchie e luce, tanta luce negli occhi. Felpa abbondante col cappuccio perché in treno si gela ed ho sonno. Occhiali da sole. Ma anche stare qui, ora, nella sola città che venero, in un letto da regina con un esserino che respira a 3 centimetri dal mio cuore non è poi così male e tra qualche ora avrò anche un caffè lungo caldo e una fetta di crostata da inzuppare e gli auguri ai miei e lo scambio di pensierini e onestamente non credo di volere altro. Ma ora il sole è già alto, sento i primi rumori della città e la poesia svanisce. 


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