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martedì 15 novembre 2016

33 minuti

Riliut non aveva mai desiderato così acutamente come in quel preciso momento, che il tempo potesse fermarsi per l'eternità. Non era una sciocca smania, credetemi. Era un' aspirazione vitale poiché l' angoscia di non poter essere più così giovane e forte come sentiva di essere qui ed ora, lo avrebbe dilaniato,uccidendolo. Vagava tra la gente sperando in un consiglio ,cercando un elisir, una scorciatoia, un trucco magico ma otteneva solo risatine e occhiatacce superbe. Credette quindi, in cuor suo, che l'unica soluzione fosse fotografare compulsivamente ed un giorno iniziò senza mai più fermarsi. Ad esempio, quando aveva voglia di un 13 settembre di 5 anni prima o un 22 Ottobre del 1991 o un 14 Maggio del 2002, saliva frettolosamente in soffitta, chiudeva a chiave la porta alle sue spalle, apriva il cassettone del comò in legno tutto tarlato, prendeva il fascicolo di foto di quell'anno, ripescava tutti gli scatti del 13 o del 22 o del 14 e li appendeva tutt'intorno a sé, sui muri. Ecco. Seduto a terra al centro del pavimento di parquet ora era circondato dalle giornate che voleva rivivere. Cosi facendo poteva resuscitare qualsiasi giorno di qualsiasi mese di qualunque anno. Aveva scoperto il modo per fermare il tempo e riassaporarlo a comando.
Ma quella soffitta, quel suo angolo intimo e segreto ospitava anche un armadio molto antico e dal forte odore di stantìo che però non osava aprire. Dentro, maniacalmente etichettate ed ordinate erano adagiate su scaffali più di 500 bottiglie morbosamente sigillate. Al loro interno il nulla, a prima vista. In realtà qualcosa c'era. Riliut vi aveva catturato odori, aria di città, vento d'inverno e di primavera, brezza marina, respiri, sospiri, affanni, gemiti, suoni, catturandoli e stringendo forte i tappi per impedirne la fuoriuscita.
Particelle che lo avrebbero riportato subito ad antiche emozioni.
Mentre, però, l'archivio delle foto veniva quotidianamente aperto e sfogliato per ore ed ore, passando da un Ottobre del '95 ad un Agosto dell'83 per poi rivivere il Marzo del 2013 nell'arco di anche solo 30 minuti, di quell'armadio ove aveva riposto emozioni e nostalgie, decise volutamente di perdere la chiave e promise a sé stesso di non cercarla mai in nessun luogo al mondo.
























- Alla mia adorata amica Manuela dal cuore immenso -

mercoledì 9 novembre 2016

Come farfalle incatturabili

"A Dori manca quell'extrasistole che spezza il fiato quando dopo essere finalmente riuscita ad ingoiare l'amaro della #solitudine, come un tozzo troppo grosso di pane secco, ecco che lui chiama e la #gola graffiata dalla crosta rafferma diventa il luogo prediletto del foulard di #seta."
























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"Oggi Miroy ha capito di essersi fermata un secondo prima dell'errore e timidamente sorride sollevata tra sé e sé sebbene, a guardarla all'ingiù, quel #sorriso diventa smorfia malinconica e stanca."






















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"Tanta era la #paura di sbagliare ancora che Lumira aveva iniziato a limitare i #movimenti ed i pensieri tanto da avvicinarsi all'immobilità assoluta, come statua di sale.
Ma chi avrebbe baciato un #sapore così pungente? Chi avrebbe osato abbracciare un corpo pronto a sbriciolarsi? E così, mettendo le manette alla sua #anima, non aveva solo imprigionato sé stessa ma aveva condannato il fato al silenzio in gabbia su vicoli ciechi nell'inverno più #freddo."





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"Taric si domandava esterrefatto come fosse possibile barcollare pericolosamente ad ogni #pugnalata quando già ne aveva collezionate cento. Non avrebbe ormai dovuto conoscere quel dolore? Non dovrebbe avere avuto tutti gli anticorpi necessari? No. Perché Taric aveva il brutto #difetto di ricominciare sempre daccapo e di lanciarsi sempre con estrema fiducia noncurante del passato sinistro. Gran bel #pregio!
Non per questo mondo. Ecco perché ciclicamente il tormento tornava cogliendolo impreparato come chi da  vergine lo vive per la prima volta. Che sciocco che era. Un disadattato sprovveduto o forse l'unico essere perdutamente #umano rimasto al #mondo."














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#Aleppo : non è più il nome di una città ma il nome di tutti noi esseri viventi (non #umani) ormai marci , putridi fino al midollo. Un #disastro, il #fallimento assoluto di quell'istruzione ed educazione degli animi e delle menti che avrebbe dovuto farci capire il passato costringendoci a rimediare agli #errori e non a commetterne di peggiori. Siamo la forma vivente più vergognosa e pericolosa che questo #mondo potesse partorire. E spero in un #Dio vendicativo a difesa di quei cadaveri innocenti che potrebbero essere i figli di ognuno di noi, i figli che tanto amiamo e che uccidiamo con le nostre stesse mani sudicie. #Aleppo è il fondo raschiato di un mondo ormai coperto di #sangue che noi e solo noi ci siamo coltivati con spaventosa cura minuziosa.














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Cammino a passo svelto, assorta come sempre, musica nelle cuffiette e occhiali da sole anche se piove. Come un camion a cento all'ora, trovandomi assolutamente impreparata, mi viene addosso da dietro un tipo grosso e anonimo che mi fa sbandare e cadere le borse a terra. Se ne accorge ma non si ferma, non chiede scusa, non mi aiuta in alcun modo. Mi guarda velocemente e prosegue. Mi chino a raccogliere le mie cose. Si avvicina un vecchietto che mi fa:
"Signorina sta bene?"
"Si, grazie. Tutto a posto"
"La aiuto a raccogliere le cose"
"Ma no, si figuri, ce la faccio. Gentilissimo"

E mi congeda così:
"Vede, Signorina, il mondo è come un mare in tempesta e gli stronzi riescono comunque sempre a galleggiare. Buona giornata, non se la prenda."

Saggezza.

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Quando ancora non ti conoscevo bene ti ho portata in una scuola, una mattina. Quando poche ore dopo sono tornata a prenderti l'educatrice ha detto :" Si rifiuta. Troppo disobbediente. Sembra lo faccia apposta. Impunita. Credo sarà difficile, non ha fatto altro che lamentarsi fino a che non l'ha vista tornare. Non mi ha dato retta un solo istante da quando me l'ha portata. Non so quanti progressi potrà fare, onestamente."
Ho sorriso con occhi sbrilluccicosi, l'ho ringraziata di cuore e ti ho riempita di baci. Lei non capiva tanto entusiasmo da parte mia ma vajelo a spiegà che io lì ho capito che eravamo fatte l'una per l'altra, cucciola mia. Brava amore. Così ti voglio. #norules #chiuhauha #impuniteemoltopiùdivertente






















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E voi due che ci fate lì? #comèbelloesserediversi  a Roma.






















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Febbriciattola, riposo, relax, tisana, coperta morbidissima, tv, libro, appunti, matita appuntita, calzini soffici, tuta larga, capelli raccolti, termosifoni accesi, il freddo fuori, due dolcetti, una sigaretta, il telefono accanto e le risposte a qualche amico che ti pensa sempre, una vita semplice, i poveri di spirito che rimangono tali, noi che ci godiamo lo spettacolo. La felicità è davvero qui, a portata di te.
Quando hai solo ed esclusivamente bisogno di proteggere un esserino indifeso, ecco che il cuore ti si gonfia di gratitudine e scoppia in mille coriandoli colorati di semplicità.





















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Entro in casa.
Mamma in cucina, la sua playlist di musica italiana leggera che va sul cellulare collegato a due mini casse ed il forno acceso. Odore di cibo buono.
Papà in camera di là che dipinge. Mani sporche di colori e sguardo concentrato.

-Tieni il pranzo per oggi.-
-Grazie mamma.-
-Sei la più bella donna del mondo.-
-Grazie papi.-

Ora chiedetemi se sono felice.

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 Anche la più sgraziata delle voci, quando dice "amore mio" diventa gradevole.
Giuro, amici: è impressionante!
È magia!
L'ho guardato: brutto e sciatto. Voce irritante.
Continuo a farmi gli affari miei.
Ad un tratto si mette al telefono e se ne esce con un "amore mio".
Sgrano gli occhi incredula.
Non lo trovavo più così brutto né particolarmente sciatto e quella voce dopotutto pareva soave.
Quell'amore mio l'aveva trasformato. Sono passate circa 7 ore e ancora ci penso.
Che spettacolo.
Pazzesco.
Ancora lo sento nelle orecchie.
Non ho parole.


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Ti amo, si. Tanto, si. Ma fai costruì du' serrande pe' ste finestre ché sto lavorando e mi distrai troppo. La finisci di bussare al vetro ogni volta che ti dò le spalle?