La pelle d'oca è pista di pattinaggio per fredde frasi che piroettano su lame taglienti rigando rigano il volto come lacrime di limone.
Ti ho sentito danzare un tango su nervi scoperti e piaghe malamente ricucite.
Ed ora ad ogni nuovo sorriso la musica si spegne, i violoncelli si spezzano e il pianoforte s'incendia. Non è la melodia che ho bramato. E’ lo stupore del vuoto, è la meraviglia del nero, è il fascinoso incubo che si ripete e la paura di un nuovo sussulto.
Lasciami correre, quindi, indifferenti come se il respiro non si fosse fermato, come se questa volta fosse la solita, come se i capelli rimanessero composti in laccato chignon.
M'hai tolto le lenzuola di dosso hai assaggiato la lingua ruvida tra labbra di velluto e la saliva ti ha passato la mia percezione di un terrore sgocciolante sul tuo corpo vivido. Come sudore hai asciugato i miei brividi freddi e mi hai tenuta dal lasciarmi andare al tremore d'una notte amara, l'ennesima. stavolta, ho pensato, è allora diversa e nuova ma perché mi manca dunque il vuoto?
La tana da cui sono scappata era divenuta casa sicura e io ora non ti voglio, perdonami. Io ti riconosco e non ti voglio né ora né mai. Io continuerò a cercarti senza volerti, lasciami nella caverna, lasciami nel fango denso che ad ogni passo mi affonda. Lasciami dove conosco come scivolare.
Temo più l'amore che il buio.